ENNA – In occasione della tredicesima edizione del premio Rocco Chinnici tenutasi lo scorso 31 maggio a Piazza Armerina nei locali del Teatro comunale, il noto presentatore televisivo e regista Pierfrancesco Diliberto meglio conosciuto come Pif ha preso parte all’evento che lo vedeva tra i vincitori di questa edizione.
Il premio Rocco Chinnici è stato istituito in memoria del magistrato omonimo che fu ucciso a Palermo nel luglio del 1983 in un attentato mafioso e ha lo scopo di premiare coloro che ad oggi si distinguono per la loro lotta contro la mafia.
All’evento hanno preso parte varie autorità siciliane come il Presidente della regione Rosario Crocetta e la neo eletta Parlamentare europea Caterina Chinnici, figlia del magistrato Chinnici a cui il premio è dedicato.
Nelle mattinate precedenti alla premiazione Pif ha preso parte insieme a Renzo Caponetti, da sempre impegnato nella lotta contro il pizzo e nell’istituzione di società antiracket, a una conferenza durante la quale hanno spiegato a giovani ragazzi del liceo Classico e Scientifico “A. Cascino” il significato di mafia ai nostri giorni, con la consueta e simpatica verve che accompagna tutti gli interventi del conduttore televisivo.
Nel pomeriggio, poi , prima della premiazione noi di Elzeviro siamo riusciti a scambiare due battute con Pif.
La prima domanda che gli abbiamo posto era relativa ad una sua vecchia affermazione in cui sosteneva che i ragazzi del Sud nel momento in cui lasciano la loro terra per il Nord si trovano ad avere un bagaglio di esperienze che un ragazzo nato nel Settentrione d’Italia non riuscirà mai ad avere.
Nel prosieguo di questa breve intervista ed in vista della manifestazione che stava per svolgersi abbiamo chiesto se pensa che attualmente in Sicilia chi affronta il tema della mafia lo fa con la conoscenza di un siciliano che questi fatti li ha vissuti direttamente o con l’indifferenza di un italiano che non conosce appieno questa realtà? In questo caso Pif ci ha risposto con un concetto che ribadirà poi durante la premiazione “Quando io ho cominciato il mio impegno antimafia, se si può utilizzare questa espressione, esso è nato quando incominciavo a vedere una cosa e me la raccontavano in maniera diversa. O non ti fai troppe domande oppure quando è capitato a me di raccontare ho raccontato quello che vedevo.” – una visiome, la sua, che gli è valsa il premio – “Fortunatamente non sono da solo” conclude.
L’importanza di un premio come questo, giunto alla sua tredicesima edizione, è quella di remunerare chi si impegna per la costruzione di una Sicilia migliore, ma parafrasando un concetto estrapolato dall’intervento del Presidente della Regione Crocetta, il fatto che ancora si ci trovi a premiare chi si distingue nella lotta alla mafia è sintomo che la guerra contro questa organizzazione delinquenziale non è stata vinta del tutto.
A cura di Caterina Paternicola ;
immagine di copertina di Diletta Salafia, fotografa.
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