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Tutto sbagliato, tutto da rifare. Al centrodestra serve una Leopolda

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Il centrodestra non esiste più. Detta meglio: non esiste, stando ai fatti, una proposta politica unitaria che possa incontrare il voto della vasta area di elettori (parcheggiata, in gran parte, nell’astensione) che non vuole rivolgersi alla sinistra. Non sembra esistere – ed è ancor più grave – una cultura politica che possa fondare un progetto partitico rivolto a quella che è ancora la maggioranza dei cittadini italiani. Il risultato delle recenti consultazioni europee non sono la ragione di questa “crisi”, bensì la conseguenza.

Prima di altri, ai tempi in cui il salamelecco andava di gran moda, si è scritto, su queste colonne e altrove, di una necessaria aberlusconizzazione. Si è giunti ad invocare una “rottamazione popolare”, passaggio fondamentale per giungere al necessario Nuovo Centrodestra Popolare. Ci si è dovuti rassegnare ad accettare , prendendo a prestito per dirlo l’efficace immagine di Andrea Camaiora su “Formiche”, che “il centro destra italiano è ridotto un po’ come Beautiful. Una serie tv che ha avuto nel passato un grande successo ma che, dopo vent’anni, è logora. Gli attori sono sempre gli stessi e anche la trama si ripropone attraverso i medesimi cliché”.

Ha ragione da vendere il giornale on-line “La Cosa Blu”, quando scrive che “manca tutto, al centrodestra, ed è tutto da buttare”.
Per questo non ci si può non unire, ora che più percettibili e vaste sono le critiche, alla proposta di una “Leopolda di centrodestra” (se ne parla da giorni in rete). Un momento in cui non si abbia paura di certificare l’inattualità, e il fallimento storico, della ricetta berlusconiana. Provando a volgere lo sguardo avanti.

Esiste in campo, non si può ignorarla, l’idea di un fronte lepenista ed eurocritico, che potrebbe fondarsi sulla convergenza tra Lega Nord e Fratelli d’Italia (meglio sull’abbraccio tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, leaders giovani e non privi di appeal mediatico). Sia concesso esprimere ampi dubbi sul fatto che questa suggestione sia utile alla bisogna.

Non emerge, se non nell’elaborazione di realtà di base a carattere culturale, la praticabilità di una “casa comune europopolare”. Quello che davvero potrebbe essere il “partito della Nazione” (altro che il Pd così riverniciato dall’efficace sfrontatezza di Matteo Renzi!). Quanto davvero sarebbe necessario. Non sembra ragionevole, per ottenerlo, guardare al tentativo di Corrado Passera.

Chi scrive non è certo che sia necessario salvare il bipolarismo (anche perché la consunzione del grillismo sarà forse più rapida del previsto) e nemmeno che non si possa essere (specularmente ai “democratici reganiani) degli “europopolari renziani”. Ciò di cui si è certi è che i protagonisti sulla scena debbono cambiare, possibilmente non seguendo la via dinastica. Partendo, magari, da una “Leopolda azzurra”.

Marco Margrita
@mc_margrita

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Redazione Elzeviro.eu

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