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Multiamo i professori che fanno politica?

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Da quando abbiamo conquistato la coscienza delle nostre azioni e parole non abbiamo potuto fare a meno di notare come una certa “élite” di persone utilizzi in maniera indiscriminata la propria posizione sociale per imporre un certo tipo di pensiero su folle non ancora in grado intendere e di volere.

Questo non succede solo in politica, dove anzi la professione richiede proprio questo tipo di comportamento persuasivo. Purtroppo la vittima sacrificale di questa controversa abitudine è l’ambiente d’apprendimento, dalla scuola elementare fino all’università. E’ qui che un bambino, adolescente o ragazzo è costretto a stare il più delle volte imbavagliato alla sedia sentendo i vari docenti usare impunemente il proprio spazio per palesi comizi politici.

La discussione politica anche accesa sarebbe il sale che manca nelle scuole, dove i ragazzi subiscono per lo più passivamente le lezioni senza poter interagire; eppure anche quando l’argomento si fa più moderno, meno didascalico, e dunque più propenso allo scontro dialettico, ecco che spesso il docente si avvale della facoltà di…non far intervenire gli studenti.

La tattica ormai la conosciamo a memoria: si parte da una battutina innocente, alla quale i più ruffiani della classe o del corso si sbellicano dalle risate (in maniera del tutto forzata), per poi arrivare all’escalation comiziale, in cui la possibilità d’intervento del dissidente è quanto mai compromessa dalla sua futura valutazione. Sono pochi quelli che prendono il coraggio per interrompere il monologo politico del docente e dire finalmente la loro opinione. Perché un atto del genere rischierebbe solo delle durissime ripercussioni in ambito disciplinare (i voti non vengono discussi democraticamente, sono frutto delle decisioni unilaterale di professori che , se umiliati, potrebbero “vendicarsi”).

Ma diamine però, che soddisfazione può dare l’esternazione di una propria opinione senza ascoltare una controparte critica? E’ il classico pavido atteggiamento di chi si nasconde dietro un muro di cinta sapendo di non possedere le armi giuste per la difesa! Il fatto ancor più grave è il potere formativo che i docenti hanno sui propri allievi, la cui giovane esperienza non può che indurli al fatidico errore di dare per vero qualsiasi ragionamento venga fatto dall’alto. Dunque doppiamente colpevoli!

Come dicevano i futuristi “esaltiamo le differenze“, sproniamo le discussioni, anche se accese, anche se furibonde, è solo così che la logica propria di un uomo può mettersi in gioco senza chiudersi in una teca di cristallo. Segnaliamo e multiamo i professori che fanno politica senza possibilità di contraddittorio! Le scuole devono diventare centri di interazione dialettica non di subalternità passiva.

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Redazione Elzeviro.eu

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