Prima di tutto illustriamo cos’è una unità cinofila. Si tratta del binomio conduttore-cane che viene impiegato, nel caso del soccorso, nella ricerca di persone a seguito di eventi catastrofici e di scomparse.
Tutti i cani in forza alle organizzazioni di protezione civile sono di proprietà dei conduttori. Essi si accollano anche tutte le spese che comporta avere un cane, ossia spese veterinarie, di alimentazione ecc.
Da premettere che, allo stato attuale, sebbene la cinofilia da soccorso sia riconosciuta come specializzazione della protezione civile, non ci sono corsi di formazione organizzati dagli Enti istituzionali preposti, come per le altre branche del sistema di protezione civile.
Ogni organizzazione che tratta la cinofilia da soccorso dovrebbe avere nel proprio organico istruttori e figuranti. Questi personaggi sono dei tecnici qualificati preposti alla formazione dell’unità cinofila. Anche qui, però, i corsi per gli istruttori e figuranti sono “esterni” alla protezione civile e sono a carico completo dell’aspirante. Vi possiamo assicurare, tuttavia, che i prezzi per tali corsi non sono proprio “abbordabili“.
Ultimamente, chi ha la competenza per le ricerche, spesso non interpella i gruppi cinofili. Negli altri casi, una volta giunti sul luogo del crash o della ricerca, questi raramente possono effettuare una ricerca.
Questo perchè?
Semplice: perché nell’ammasso di gruppi cinofili di ogni sigla, ve ne sono taluni affetti da una malattia grave: il protagonismo. Lo stesso protagonismo che porta a far diventare dei “rambo” senza né arte né parte i vari conduttori che, senza alcun ritegno, si fanno selfie su elicotteri, zone terremotate, elargendo sorrisi. Che avranno poi da sorridere, nelle zone colpite da disastri, solo loro lo sanno.
Ovviamente nell’ammasso c’è chi, con Cuore, Passione e Sacrificio (come sopra detto tutto è a carico dei conduttori) cerca di far funzionare la cinofilia da soccorso ma, grazie ai pochi cialtroni, ne subisce le conseguenze.
Quindi per rispondere alla domanda del titolo: “Quale futuro per le unità cinofile delle organizzazioni di volontariato?” Beh, anche se con numerosi dubbi, si auspica davvero in un futuro roseo. Che davvero esse possano continuare a fare ciò che fanno, con la tenace passione disinteressata che contraddistingue i volontari, mettendo da parte i pochi “rambo”.
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