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No disc

Daneluzzi Maja

? 16,00

2013, 320 p., brossura

Arpeggio Libero  (collana Necatrix)

E’ inevitabile, e parrà quasi una banalità, ma l’incipit di un libro è la parte più importante di un romanzo, commercialmente parlando. Un lettore sfoglierà le prime pagine e se in queste vi troverà il cosidetto “qualcosa di buono” allora deciderà di fare l’acquisto (scelta non di poca cosa, dati i tempi che corrono).

No disc di Maja Danieluzzi narra le vicende di Stefano, un ragazzo che vive a New York per la laurea specialistica e che torna a Milano dopo che una sua cara amica si è suicidata. Benché ella non abbia lasciato nulla per iscritto, Stefano si metterà alla ricerca del motivo per cui la ragazza si è tolta la vita, in un’atmosfera in bilico tra lo squallido e impersonale Presente e il ricordo dell’infanzia.

Ma le prime pagine del libro colpiscono in modo più che positivo il lettore. L’intro è giocato sulla metafora dell’insetto racchiuso nell’ambra, espresso con limpidezza dalle parole «voglio essere una goccia d?ambra». L’ambra come ideale e perenne stasi del Presente felice, degli amici:

«Loro non lo sanno, ma sono stati fortunati. Vorrei che mi colasse addosso resina e mi imprigionasse dentro di sé. Non da sola, però. Io e l?adesso. Io assieme a questo momento. Insieme a questo paese che sembra non esistere. Insieme ai miei amici e a questi alberi che sanno di buono».

Questo contro il crescere che è «un tumore» a causa del quale «Ci porteranno via questi giorni. Ci porteranno via il sorriso. Ci faranno diventare adulti senza chiederci se lo desideriamo davvero». Questa immagine si ricollega anche alla riflessioni del protagonista al suo arrivo all’aeroporto di Malpensa, che è un’ «imponente metafora cementizia della vita». Vita che per molti è come il gesto meccanico del tabaccaio che prende il pacchetto di sigarette richiesto dall’acquirente di turno dallo scaffale dietro di sé:

«L?uomo occhialuto si volta, fa il gesto che avrà ripetuto almeno cento volte in tutta la sua giornata, che moltiplicato per sei giorni fa seicento, per quattro settimane fa duemilaquattrocento, per dodici mesi ventottomilaottocento… volte a voltarsi per servire le sigarette».

Lo stile è prevalentemente ipotattico e descrittivo/narrativo. Ciò non vuol dire che i dialoghi siano assenti, ma l’introspezione psicologica vanta un ruolo predominante all’interno della narrazione. Il registro linguistico è medio, anche se a volte si impenna con dei termini più ricercati degli altri che possono mettere in difficoltà il lettore poco avvezzo a simili registri.

No disc è un libro con una storia che riesce a intrattenere, ma ciò che colpisce e lo fa apprezzare è il non ridurre la narrazione a mera azione: la psicologia, così come una certa vena poetica che si ritrova nelle immagini prese come paragone, rendono il tuotto più varia e intrigante.

Luca V. Calcagno

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Redazione Elzeviro.eu

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