Dad diventa l’acronimo di “Dannazione Azzolina dimettiti”: così recitano le frasi sui manifesti in Piazza Duomo a Milano. Gli studenti non riescono più a stare zitti di fronte all’ennesima prova della trascuratezza e superficialità che questo Paese rivolge alla scuola.
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, nonostante le critiche ricevute, si unisce a loro e ammette che la Dad non funziona più. Secondo quanto dichiarato da lei in un’intervista a Radio Rai1, alcune Regioni che si stanno opponendo alla riapertura degli istituti, dovrebbero iniziare a pensare alle scuole come a delle aziende:
Si fa l’errore di credere che la scuola non produca incassi: se io chiudo un negozio so purtroppo quanto ho perso, sulla scuola questo discorso non si fa ma i costi sono altissimi, il messaggio deturpante per cui nelle regioni gialle è tutto aperto tranne la scuola lascia cicatrici enormi.
È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco la loro frustrazione. La scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui. I ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. C’è un blackout della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica.
Scuole aperte, rientro immediato in sicurezza, maggiore investimento sui trasporti, screening periodico del personale scolastico e inserimento dei docenti più fragili nella prima fase del piano vaccinale. Sono le richieste del Comitato “Priorità alla Scuola” che ha promosso un sit-in davanti al Miur a Roma. “Non si può tenere aperto tutto, mentre la scuola resta sempre chiusa, da ormai un anno”.
Questi giovani rappresentano il domani, perciò devono diventare la priorità del Paese. La didattica a distanza è stata un’ancora di salvezza durante la fase di emergenza ma ha fortemente penalizzato gli studenti sia dal punto di vista didattico, sia psicologico. Essi sostengono che “la didattica a distanza non può essere il modello”– aggiungono – “la scuola da casa non è scuola” .
Le procedure anti contagio e anti Covid non possono garantire al 100% che un alunno non prenda o non trasmetta il virus, ma il rischio zero non esiste in alcun ambito. Gli studi italiani ed europei dimostrano, tuttavia, che il pericolo nelle scuole è molto basso. Perciò bisogna riaprire a tutti i costi, non solo per gli studenti, ma per il futuro del nostro paese.
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