E’ un appello inascoltato quello dei cittadini di Gela, Milazzo e del triangolo Augusta-Priolo-Melilli. Si sono riuniti lo scorso sabato 16 ottobre, proprio ad Augusta, per coordinare azioni giudiziarie comuni che abbiano efficacia contro chi ha consapevolmente stuprato il territorio siculo. Parliamo delle multinazionali del petrolio e delle industrie petrolchimiche che, come ha recentemente denunciato anche il capodelegazione dei 5 Stelle al Parlamento europeo, Ignazio Corrao, hanno causato 500 morti di cancro ad Augusta e nel siracusano nel giro di pochi anni.
Anche il parroco della chiesa madre di Augusta don Palmiro Prisuttu si è coraggiosamente schierato contro l’azione delle aziende inquinanti, nonostante ciò possa esporlo a un pericolo di rappresaglia. Purtroppo lo Stato italiano si è da tempo fatto da parte e ha barattato la salute e il quieto vivere dei suoi cittadini per quel ricatto occupazionale fatto dalle multinazionali. Un ricatto che ha portato benefici solo nel breve periodo, dato che, puntualmente con il passare degli anni, le aziende si rendono conto di dover tagliare il costo del lavoro per reggere la concorrenza internazionale. E così, dopo aver stuprato territori, fatto razzia delle bellezze d’Italia (talvolta già fatte da politici italiani come nel caso del sindaco Federici a La Spezia), migrano verso territori dell’est, Europa o Asia, poco importa. L’unico obiettivo è l’abbattimento dei costi con il conseguente profitto, il tutto sovvenzionato gentilmente dalla salute di noi cittadini. Questo è anche il risultato di un’Unione Europea costruita su misura per gli interessi dei grandi centri di potere economici: un entourage di tecnocrati che si appella alla libera concorrenza per favorire in realtà l’espansione di quelle poche aziende che monopolizzano i diversi settori dell’economia mondiale.
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