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Israele prosegue con gli arresti sommari mentre l’Onu indaga

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I giornali ormai tacciono sull’argomento, la questione israelo-palestinese ha toccato il apice quest’estate per poi ricadere nell’oblio. Eppure, nonostante l’Isis venga preferito dai tentacoli meditici, la situazione tra Israele, Palestina ed Egitto continua a rimanere una polveriera pronta a riscoppiare. Proprio oggi c’è stato uno scontro a fuoco sul confine tra Egitto e Israele, dove, secondo la Radio Militare, è stato aperto il fuoco contro una pattuglia israeliana presso il monte Harif.

Gli autori di questa improvvisata, che è costata due feriti all ‘esercito israeliano, sono probabilmente fondamentalisti islamici appartenenti al gruppo Ansar Nayt al-Maqdas, già operativo in quella zona di confine. Questa scorribanda potrebbe essere dovuta alla poco accomodante politica israeliana nei confronti dei palestinesi, anche nell’ultimo mese. Come ci riferisce ilfarosulmondo.it Israele ha arrestato nel solo mese di ottobre ben 225 palestinesi, parliamo di civili. Secondo la Palestinian Prisoners Society Israele non avrebbe nessuna intenzione di interrompere quest’azione repressiva, e anzi incrementerà gli sforzi nella zona di Gerusalemme est e nella Cisgiordania.

Il governo di Tel-Aviv evidentemente non dà troppo peso all’indagine tuttora in corso da parte di una commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite, che sta valutando i bombardamenti avvenuti nella striscia di Gaza la scorsa estate. Quei raid sommari hanno causato la distruzione di una scuola e di alcune strutture dell’Onu, oltre a 1.400 vittime civili e 100.000 sfollati, tutti palestinesi. Israele afferma con inquietante nonchalance che i palestinesi hanno utilizzato le strutture per nascondere le proprie armi, come se questo possa giustificare l’uccsione indiscriminata di uomini, donne e bambini. L’episodio di oggi sul confine israelo-egiziano è solo uno dei tanti sintomi del fatto che l’arrogante e aggressiva presenza israeliana causa sempre più insofferenza nelle popolazioni confinanti. Una tale frustrazione può tramutarsi poi pericolosamente in forme di integralismo finalizzate al terrorismo, creando un circolo vizioso infinito. E’ ora che la comunità internazionale costringa il governo di Tel-Aviv a compiere qualche passo indietro e trasformarsi in quell’ospite accomodante che sarebbe dovuto essere fin dall’inizio. 

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Redazione Elzeviro.eu

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