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Italicum: ennesima promessa al vento del premier Renzi

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RENZI PAROLAIO – “Domani si chiude”, diceva ieri sera Matteo Renzi nel programma di Fabio Fazio trattando lo scottante tema della legge elettorale. E domani è oggi, però l’Italicum è stato bloccato a Palazzo Montecitorio da una Camera tutt’altro che coesa nel licenziare questo provvedimento prodotto da politici nominati e non eletti, con un sistema che la Consulta ha dichiarato illegittimo. Ribadiamo che l’unica soluzione al sistema elettorale accettabile sarebbe stata andare al voto con l’ultimo sistema elettorale legittimo, il Mattarellum, e come primo provvedimento delle Camere rielette fare una nuova legge elettorale. Così naturalmente non è stato ed ecco che la nuova legge elettorale, che doveva essere cosa fatta, si è imbarcata nel solito iter legislativo macchinoso. Non che la colpa in questo caso sia da attribuire al sistema: è proprio il contenuto che va discusso.
LA PAGLIACCIATA DELLE QUOTE ROSA – Il cosiddetto Comitato dei nove dilata i tempi posticipando i lavori e quindi il Calendario dell’Aula. Il dibattito è al momento incentrato sulla questione delle quote rosa. Forza Italia (o almeno una parte del partito, Carfagna esclusa) ritiene il provvedimento pregno di profili di incostituzionalità, cosa che salta all’occhio a qualunque cittadino conosca il significato del termine uguaglianza (art.3 Costituzione). Non si garantisce l’eguaglianza sostanziale (che dovrebbe andare anche a discapito dell’uguaglianza formale) garantendo il 50% dei seggi alle donne: qui si tratta di concedere a metà della popolazione, per una posizione di svantaggio meramente eventuale e da dimostrare, poltrone bloccate.
Il nostro sistema politico è così avvezzo a liste e poltrone bloccate che la maggioranza di governo non si è posta minimamente il problema, ma la realtà è che un provvedimento simile va esattamente nella direzione opposta rispetto ai concetti di garantismo ed eguaglianza. E’ lo stesso discorso della recente festa della donna: festeggiando in particolare le donne si accentua l’idea della discriminazione di genere: così attribuendo metà dei seggi alle donne non si rende la popolazione edotta sull’uguaglianza, ma si cerca di imitare sistemi, come quelli del nord Europa dove la rappresentanza femminile è equiparata a quella maschile solo con lo strumento del voto, attraverso un becero scimmiottamento attuato bloccando i seggi.

Così può capitare che una metà del parlamento, quella femminile, sia molto meno legittimata a lavorare in Aula in termini di preferenze (l’unica legittimazione possibile, in una democrazia che si rispetti), rispetto alla metà maschile. Tutto ciò è, oltreché palesemente incostituzionale, moralmente riprovevole, e se a tutta prima può apparire una proposta di legge pressapochista, pare che invece celi degli interessi di parte che non possono essere tollerati.

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Redazione Elzeviro.eu

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