Se prendete i dati di ricchezza nazionale complessiva e li dividete per la popolazione avrete il Pil pro-capite, un semplice indicatore statistico alquanto brutale che ha anche una versione più statisticamente sofisticata che è quello dell’indice di Gini ovvero l’indicatore dell’indice di diseguaglianza sociale interna alle singole società.
A dati IMF 2018, il Pil pro-capite degli Stati Uniti d’America è più o meno della stessa fascia di Norvegia, Islanda, Danimarca e Svezia, il quartetto nord europeo che da anni ed anni risulta sempre ai primi quattro posti di vertice per indice di democrazia e felicità.
L’Italia, non solo ha un valore medio statistico di poco più della metà, ma per indice di uguaglianza interna, in Europa, è al 23° posto su 27, il 60% meno ricco detiene solo il 13,3% della ricchezza nazionale.
Vi potreste domandare allora perché mai in Italia i critici teorici del sistema continuano a parlare di uscita dal capitalismo o dall’Unione e dall’euro, quando come minimo potrebbero almeno cominciare col porre sotto accusa l’iniquo modo di ridistribuirci la ricchezza internamente, che è cosa che dipende solo ed esclusivamente da noi.
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