Affari di Palazzo

L’Italia salva altri 100 migranti, un boccone amaro per l’ONG anti confini

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Ennesimo episodio controverso nel Mar Mediterraneo, dove circa 100 migranti sono stati infine tratti in salvo da una nave della Marina militare italiana.

Succede che giovedì mattina un gommone di fortuna si sia trovato in difficoltà in acque sotto la giurisdizione libica. L’imbarcazione, in evidente difficoltà, trasportava un centinaio di migranti, tra cui donne e bambini. Succede che, fortunatamente, una nave della Marina militare italiana si trovasse in quel momento a circa 80 chilometri dal gommone, ovvero due ore di navigazione. Il tempo di accertarsi che l’autorità competente, ovvero la Libia, non potesse o non volesse intervenire e la nave italiana si è attivata per soccorrere l’imbarcazione naufragante.

Succede tuttavia che, nel momento delicato di dialogo tra le guardie costiere libica e italiana, tale ONG Alarm Phone denunci con un tweet la morte di una bambina a bordo del gommone.

L’accusa dell’ONG

viene subito rilanciata da un’altra organizzazione, la Mediterranea Saving Humans. Sulla base di non si sa quali informazioni, tale onlus accusa così senza mezzi termini l’Italia

Sappiamo chi poteva salvarla e non l’ha fatto

Succede poi che la nave militare italiana non solo tragga in salvo le persone presenti sul gommone, ma si accerti della totale infondatezza della notizia sulla presunta morte della bambina, divulgata da Alarm Phone. Si trattava dunque di colossale fake news. Strano è che la stessa ONG, tanto reattiva nella segnalazione di una morte inesistente, non si sia prodigata con altrettanta celerità nel chiedere scusa rispetto alla panzana divulgata. Invece che Alarm Phone, sarebbe quindi meglio chiamarla False Alarm.

Il tweet fake pubblicato da Alarm Phone e mai rettificato.

Curioso è poi notare dal sito web ufficiale

come tale ONG abbia tra gli obiettivi espliciti quello dell’eliminazione dei confini nazionali.

La morte di rifugiati e migranti in mare potrebbe già essere un problema superato, se solo il sistema dei confini e dei visti fosse eliminato

Il sillogismo niente confini= niente morti, oltre che essere smentito nei numeri degli ultimi mesi, viene affiancato da un altro concetto dai tratti inquietanti. Traspare quasi, dalla visione di questa curiosa ONG, che i trafficanti di esseri umani non rappresentino un problema. Si legge infatti:

Organizzazioni internazionali e rappresentanti politici di ogni settore dello spettro politico hanno denunciato i trafficanti come principale causa di morte nel mar Mediterraneo. Ma i trafficanti esistono unicamente in relazione al sistema dei confini che impedisce a rifugiati e migranti gli ingressi legali e li costringe invece a costosi e pericolosi viaggi clandestini. La rete dei trafficanti sarebbe un lontano ricordo se coloro i quali muoiono in mare oggi, potessero invece raggiungere l’Europa legalmente.

Si tratta di una preoccupante minimizzazione e banalizzazione del fenomeno della criminalità transnazionale legata al traffico di esseri umani. Un fenomeno che, tra l’altro, si diffonde e prospera proprio laddove i confini non esistono, lo Stato è debole e vi è assenza di regole. Esattamente quello che sta succedendo nella Libia di oggi.

Le stravaganti rivisitazioni geopolitiche della ONG potrebbero tranquillamente rimanere confinate nella testa di qualche eccentrico attivista, non fosse altro che la loro presenza ostacola spesso il lavoro delle guardie costiere. Come avvenuto nell’ultimo caso.

 

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Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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