Salvini anziché intestarsi almeno in parte il successo della firma del memorandum italo-Cinese, ricordando che uno dei suoi maggiori artefici è Michele Geraci, palermitano, leghista, economista, sinoparlante e sottosegretario alla Sviluppo Economico, dà retta all’armata Brancaleone di scorie berlusconiane che albergano nel suo partito e si mette a fare le pulci.
Sono contento che il presidente cinese sia in visita in Italia, più mercati si aprono per le imprese meglio è, ma questo va fatto a parità di condizione. Non mi si dica che in Cina vige il libero mercato. (…)
Il falso “made in” ci costa all’anno 60 miliardi di euro, non è possibile non avere armi. Certi produttori cinesi fanno concorrenza sleale e con la normativa vigente fare causa è inutile, non si ha una competizione normale
Legge, ordine e manganello a protezione del nostro impoverimento minacciato da degli africani più disgraziati di noi e però rimanendo succubi dell’Entità europoide?
No, grazie.
Dall’altro lato gli Alti Lai dei piddini; oggi rilevante un’intervista al cinematografaro e romanziere di Stato (nel senso sovvenzionato ampliamente dalla Rai con i soldi del canone) Uolter Ueltroni, l’ammeregano de Roma che non parla inglese, che ha sparato una serie di supercazzole antanizzate dalle colonne della stampa di regime tali da tramortire anche Giobbe che pazienza ne aveva.
Sarà dura e difficile. Molto dura.
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