Dopo tutto abbiamo visto mille film di fantascienza che ci mostravano ogni sorta di impresa titanica: fermiamo asteroidi, invertiamo il tempo, colonizziamo mondi sconosciuti, ci teletrasportiamo, facciamo fluttuare intere città, svuotiamo oceani, ecc. ecc. E’ tutto bellissimo e altamente suggestivo.
Poi però una squallida portacontainer prende il vento di traverso e puff, il 10% del commercio mondiale è fermo da una settimana. Naturalmente ad un certo punto ce la faranno a disincagliare la nave, però la variabile che in queste situazioni (come nel caso del Covid) viene sempre trascurata è quella temporale.
Non basta supporre che se un problema si presenterà, prima o poi, date sufficienti risorse, lo risolveremo. Bisogna sapere anche come e in quanto tempo. La realtà ha una sua pesantezza, una sua inerzia, ben rappresentata dalla nostra portacontainer.
Una volta che il problema si è presentato sapere che di principio ad un certo punto potremmo risolverlo è un dato insufficiente, se non sappiamo in quanto tempo potremo risolverlo (e a che costo, non solo finanziario).
Ecco questa è forse la lezione più interessante, in particolare nell’ottica dell’ottimismo nei confronti della risoluzione dei problemi ambientali. Non basta essere capaci di immaginare che, con risorse sufficienti, ogni problema potrebbe essere risolto.
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