Esteri

Cittadinanza austriaca ai sudtirolesi? Ben venga, ma…

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Ora che il circo mediatico mainstream si concentra sul pericolo d’onda nera austriaco,

ove alla destra sono stati affidati ministeri chiave come interni e difesa ed esteri, proprio ora che il sogno del compianto Haider, governatore carinziano del FPÖ prematuramente deceduto nell’Otto in un incidente d’auto ed astro nascente della politica del paese, si sta realizzando. Ora che il vicecancelliere appartiene a quel partito. Ora il governo austriaco ha proposto il conferimento della cittadinanza austriaca ai sudtirolesi.

Perfettamente d’accordo.

Non solo: non si può non essere d’accordo, sulla stessa linea di ragionamento, col conferimento della cittadinanza italiana agli svizzeri del Ticino, ai Corsi, agli abitanti di Capodistria, del Dodecaneso, agli italofoni del canton Grigioni, alla comunità italiana di Chambery, ai nizzardi, agli italiani di Tenda e paesi limitrofi, mai stati francesi prima della seconda guerra.

L’Europa non si regge più su basi etnografiche?

E su cosa si basa, oggi, l’identità statale, se non su lingua, cultura e tradizione? Lo si dica chiaramente, allora: gli Stati sono specchi per le allodole, per fare stare insieme bonariamente una massa di milioni di persone soggiogati dal sistema economico e globalizzato a guida tedesca che prende il nome di Unione europea?

Perché se l’identità nazionale viene spazzata via in nome di un’istituzione sovranazionale, questo è quanto ci attende. In perfetta linea di continuità con le dichiarazioni del presidente della Camera Laura Boldrini, la quale paventa, in palese contrasto con l’articolo 1 della Costituzione italiana, la cessione di (ulteriori) quote di sovranità all’Unione.

Una minoranza

può essere evidentemente riconosciuta e tutelata, ma quando è così massiccia e si trova sul confine, perdurante nella sua necessità-volontà di parlare la propria lingua e di conservare le proprie tradizioni, evidentemente c’è qualcosa che non va nei confini stessi.

Sarebbe dunque ora di aggiornarli.

I grandi pericoli intravisti dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in caso di doppia passaportazione dei sudtirolesi possono essere superati con il buon senso e la diplomazia.

Così come la destra, chiamata in modo riduttivo “destra nazionalista” dallo stesso Tajani al Tg3, è riuscita, con la diplomazia politica, a far cadere gli antichi pregiudizi e a negoziare un’alleanza con il neocancelliere popolare, il giovane Kurz, ma con i socialisti prim’ancora.

Il conferimento della cittadinanza è il primo passo per ridisegnare confini anacronistici e sballati.

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Redazione Elzeviro.eu

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