La narrativa di questi ultimi giorni racconta che l’ISIS in Siria è stato sconfitto dagli Usa e dai curdi e non anche dai soldati di Damasco e dai loro alleati che hanno pagato un duro prezzo in termini di vite umane. Infatti, il cosiddetto califfato combatteva la Siria di Assad e la sua distruzione era l’obiettivo dichiarato di al Baghdadi.
Peraltro l’ISIS, se vogliamo dirla tutta, non è stato sconfitto. Le cellule di questa organizzazione terroristica sono attive e ancora molto pericolose. Hanno assunto la forma che gli esperti definiscono struttura liquida. Nelle ultime ore, ad esempio, alcuni miliziani affiliati all’Isis hanno attaccato le forze curdo-siriane nella zona di confine con la Turchia dove è in corso l’offensiva turca.
Ancora più forte è la presenza nell’area di Deir Ezzor dove i terroristi, di volta in volta, vengono combattuti dalle SDF (forze curdo – arabe) o dall’esercito siriano. Il mese scorso in questa zona è stato catturato Mohammed Ramadan, l’uomo che gestiva la cassa e i finanziamenti dello Stato Islamico nella provincia siriana. Altri miliziani hanno subito la stessa sorte.
Insomma, Daesh esiste, non è stato sconfitto e a combatterlo ci sono sia i curdi, da una parte, che l’esercito siriano, dall’altra, che insieme agli alleati russi, iraniani e libanesi di Hezbollah hanno riconquistato, come dimostra la mappa qui sotto, una vasta porzione di territorio un tempo in mano al sedicente Califfato.
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