Morte all’Ataturk: ecco il risultato della politica di Erdogan

E‘ successo ieri notte all’aeroporto Ataturk di Istanbul. 7 persone ancor non identificate hanno aperto il fuoco sulla folla a terminal degli arrivi per poi farsi esplodere, causando 36 morti e 147 feriti, come riportato nel nostro precedente articolo.

Una strage, l’ennesima che ha colpito la Turchia nell’ultimo anno. Giusto 20 giorni fa il gruppo estremista curdo Tak aveva rivendicato un attacco all’Università statale provocando 12 vittime. L’attacco di ieri sera non è ancora stato rivendicato, nonostante i media sbraitino già riguardo alla responsabilità di Daesh, noi preferiamo rimanere cauti.

Il governo Erdogan è infatti protagonista di una quantomai illogica e pericolosa strategia di politica estera, dove è il doppio gioco a farla da padrone. E’ di pochi giorni fa infatti la testimonianza di Ayhan Bilgen, portavoce del Partito democratico popolare turco (opposizione al governo), che ha denunciato la connivenza tra l’operato di Erdogan e i principali gruppi terroristici operanti in Siria, tra cui per l’appunto Isis e Al Nusra (si tratterebbe di una vera e propria vendita di armi al dettaglio).

Non è la prima volta che il governo turco riceve simili accuse, ricordiamo infatti come la Russia abbia più volte denunciato la presenza di campi d’addestramento jihadisti sul territorio controllato da Erdogan.

Nell’agenda politica del Presidente turco non bisogna poi escludere il pugno durissimo adoperato contro la minoranza curda, la cui reazione si è palesata per l’appunto 20 giorni fa.

Bisogna poi sottolineare come recentemente Erdogan abbia riaperto le relazioni diplomatiche con Israele, causando un evidente risentimento in tutto il mondo musulmano. La popolazione civile turca sta dunque subendo i danni collaterali causati dall’improvvida e sanguinosa politica del suo presidente.