La soprendente escalation di vittorie del Fronte Nazionale lepenista ha allarmato eccome i cosiddetti “euroconservatori“, ovvero chi difende lo status quo dell’Unione Europea o per comodità o per un effettivo attaccamento ideologico. Il Premier Renzi si è già infatti espresso sulla sorpresa Le Pen dicendo che si è trattato di elezioni “secondarie“, e come lui anche i media italiani hanno cercato di conferire poca enfasi alla vittoria del partito di “estrema destra“. Come già sostenuto in precedenti scritti tale strategia di occultamento è molto pericolosa perché potrebbe dare adito ad espressioni realmente violente del dissenso popolare, nel momento in cui questo non venisse ascoltato attraverso i canali legali.
Anche il Giornale pare seguire questa scia di discredito nei confronti dell’euro-scetticismo. Nell’articolo on-line di primo taglio odierno viene infatti descritto il fronte degli euro-scettici in maniera trasversale passando dalla Francia all’Inghilterra e attraverso l’Italia, l’Olanda e la Germania. L’autore dello scritto vuol portare il lettore verso un’unica conclusione: gli euro-scettici sono troppo divisi e diversi per arrivare a formare un blocco compatto alle prossime elezioni europee. Dal nazionalismo della Le Pen al “liberismo” di Farage, passando per il Partito per la libertà dell’olandese Wilders e il Movimento di Grillo non esisterebbe un filo conduttore in grado di creare una base di coesione per affrontare al meglio l’aula parlamentare di Bruxelles.
Eppure un collante pare esserci in mezzo a tutte queste diversità ed è proprio la voglia di particolarismo. In tutti questi movimenti e partiti, chi più chi meno, c’è un profondo senso di insoddisfazione rispetto alla politica tecno-burocratica di omologazione europea. L’Unione Europea, allontanandosi in maniera netta dal sogno dei suoi padri fondatori, ha seguito la strada suggerita da Washington e Wall Street, creando un mercato di automi costretti a sottostare a leggi meccaniche ritenute universali. In questo mondo distorto fatto di norme applicate e imposte dall’alto come se fossero state preconfezionate, sono sorti i movimenti di protesta, alimentatisi grazie a un sempre più crescente consenso popolare.
Ora è innegabile che esistano differenze insormontabili tra i movimenti che rientrano nell'”euroscetticismo”, tuttavia bisognerà fare i conti con la probabile elezione di ben 150 deputati europei pronti a ridiscutere norme e trattati ritenuti illegittimi. Più di un settimo del Parlamento europeo sarà contro lo status quo e queste, checché ne dicano Renzi e co., non saranno più elezioni marginali.
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