La beffa, i marò rischiano la pena capitale?

Mentre le pagine dei giornali e le veline dei mezzi di informazione si affollano sulla notizia, stantia prima ancora di essere diffusa, della decadenza di un senatore, i marò detenuti ingiustamente in quel dell’India rischiano la pena capitale.

Una vera beffa poiché se le incriminazioni che porterebbero alla pena capitale fossero confermate i fucilieri italiani verrebbero incolpati di reati di pirateria. La pirateria è quella stessa piaga che affligge l’Oceano indiano che i marò si sono prestati a sconfiggere. Nonostante le autorità indiane abbiano già diffuso note in cui scongiuravano un’incriminazione tanto grave (e inappropriata), oggi sono gli stessi mezzi di informazione indiani a dare la notizia di una possibile pena di morte per i fucilieri di San Marco.

Anche le autorità italiane, per bocca del diplomatico Steffan De Mistura, si sono affrettate a scongiurare la eventualità, ma non si può non sottolineare come l’accordo verbale di aprile che esclude la pena di morte sia stato contestato nella sua validità già dopo il rientro dei due marò nel Paese asiatico dal ministro della giustizia indiano Ashwani Kuma, che si appella solamente alla sovranità del tribunale indiano. Un tribunale che, se vogliamo, non è nemmeno quello legittimo, essendo il fatto contestato ai marò avvenuto in acque internazionali e pertanto da giudicarsi in patria.