Nessun incidente, nessun ferito, nessuna vetrina rotta.
Gli oltre 300 anarchici giunti a Torino da tutta Italia, ma anche da Oltralpe, sono dovuti tornare a casa con la coda tra le gambe. Da mesi i centri sociali della città organizzavano questa imponente manifestazione contro lo sgombero dell’Asilo occupato di via Alessandria. Le dinamiche della vicenda ricordano molto da vicino gli espropri delle organizzazioni malavitose.
Al pari dei mafiosi cui la polizia pone gli stabili giustamente sotto sequestro, gli anarchici mobilitano una fiumana di gente per impedire l’applicazione della legge dello Stato. E come le organizzazioni malavitose, anche gli anarchici torinesi sono dotati di una rete in grado di tenere unito tutto il gruppo.
Si tratta nello specifico del network Radio Black Out, che dal 1992 trasmette liberamente in Fm da via Cecchi, nel quartiere Barriera di Milano. Grazie a questa sede gli anarchici possono organizzare indisturbati tutti gli aspetti logistici di eventuali manifestazioni, come quella di ieri, nonché incitare alla violenza i propri seguaci e fare proselitismo. Per comprendere la capacità organizzativa del network e la sua pericolosità è sufficiente scorrere le pagine del sito web. Nella sezione di riferimento alla manifestazione di ieri campeggia questo titolo in bella mostra:
Blocchiamo la città
Segue un minuzioso cronogramma di riferimento per i partecipanti alla manifestazione, che hanno così potuto consultare Radio Black Out per avere aggiornamenti sui movimenti delle forze dell’ordine. Insomma, si tratta di un vero e proprio dispaccio militare. Le mille risorse di questa Radio non si esauriscono qui. Vengono infatti divulgati numeri di telefono per “fermi e arresti” e per “assistenza legale”. Radio Black Out è dunque il servizio di assistenza che accompagna l’anarco insurrezionalista di turno per tutto l’arco della sua giornata: dalla discesa dal treno, passando per i lacrimogeni contro la polizia, fino alla notte al fresco.
Tutta questa attenzione verso il “cliente” sarebbe commovente non fosse per la pericolosità sociale insita nel movimento anarchico, di cui Radio Black Out rappresenta una delle colonne portanti. Ora sorgono alcuni quesiti naturali rispetto a questo network.
Domande che ci auguriamo diventino presto dibattito in seno al consiglio comunale di Torino.
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