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Al liceo D’Azeglio si ricordano solo i partigiani

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Il liceo D’Azeglio ricorda con affetto i forti partigiani che lo guidarono, ma dimentica ad arte i suoi studenti stuprati ed uccisi dalle bande dei c.d. “imboscati”.

TORINO – Oggi alcuni relatori, tra i quali l’esimio ex preside Ramella, nonché il professore di letteratura Brandone, hanno esaltato la figura di un ex preside del D’Azeglio: il professor Aurelio Verra. Ex partigiano. E per Stampa e Repubblica tale attributo è sì importante da subissare la figura dell’intellettuale che Verra senz’altro fu. Il pluripreside Gianni Oliva (dei licei scientifici Segrè e Volta in contemporanea, pensate, oggi del D’Azeglio), nonché già assessore delle giunte regionali della diessina Bresso era un altro tra i relatori.

Dacché l’attributo principale del partigiano Aurelio oggi commemorato nel liceo di Torino sarebbe appunto l’essere stato partigiano, prima ancora che preside del D’Azeglio ed illustre letterato, ci si chiede come mai il penultimo preside Iuvara abbia invece posto il veto, pochi anni or sono, ad una conferenza (già organizzata e mai più concessa) sulla figura eroica di Marilena Grill, l’infermiera repubblichina sedicenne che curava i feriti di guerra che giungevano nella prossima stazione di Porta Nuova. La studentessa apparteneva al medesimo illustre istituto e venne stuprata da un gruppo dei medesmi partigiani salvatori della patria. Vi basterà googlare il nome di questa martire dell’odio partigiano per scoprire tutto quello che c’è da sapere in merito.

Ma state pur tranquilli: la questione di Marilena Grill, a Torino, non verrà dimenticata da quelli che conservano una distaccata memoria storica. Né da chi crede che in Italia non vi sia stata alcuna guerra di liberazione, ma solo una guerra civile parallela alla vittoria sul nazismo ad opera degli angloamericani. Questi due generi di persone guarda caso coincidono, e sono avulsi dai gruppi di potere municipali, né potranno essere giammai intellettualmente stimate da tale sinistrata intellighenzia torinese. Se ne faranno una ragione.
Nonostante gli aedi della seconda guerra mondiale non cantino le gesta valorose degli imboscati, per la carta stampata torinese essere stato partigiano costituisce ancora il più grande valore a memoria d’uomo.

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Redazione Elzeviro.eu

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