A fronte della situazione in cui stai guidando un mezzo a motore e devi svoltare esistono due alternativi ed opposti comportamenti che presumibilmente sceglierai di adottare:
Il ciclista dovrà inchiodare, con il rischio di caduta, farsi male, essere investito da un’altra automobile o mezzo sopraggiungente nella carreggiata dove il ciclista sia capitombolato, o da uno sfrecciante altro velocipede sopraggiungente nel senso opposto. Il ciclista, inchiodando, non cadrà, probabilmente perché avvezzo al traffico della città più inquinata d’Italia (seconda in Europa, ottava al mondo): Torino. Si consumerà però le gomme, che si bucheranno prima del previsto. Il ciclista perderà ancora un po’ più di fiducia nella civiltà torinese. Se sarà un po’ stressato (e chi va in bici necessariamente lo è, a Torino), acuirà il suo senso di malessere andando a rinfocolare una risibile lotta di classe tra mezzo a motore e mezzo a propulsione muscolare. I figli dell’automobilista, pargoletti a cui non si vogliono far fare più di 500 metri a piedi, non noteranno che il ciclista ha appena subito un sopruso.
Nessuno si vuole ingerire nell’educazione dei pargoli altrui, figuriamoci: ma è evidente come si vada incontro ad una assenza totale di educazione, impartita e forse ricevuta, di senso civico e di rispetto tra persone che occupano gli spazi comuni. Ad acuire lo stress del povero ciclista è l’assenza di stigma sociale, salvo in gruppi di persone che dalla maggioranza dei cittadini vengono ritenuti degli esaltati, o dei pazzi, riservato a chi infrange bellamente le norme del codice della strada. Coloro che dovrebbero sanzionare, in casi del genere, non staccano mai, mai, ma proprio mai, dal loro libretto, una contravvenzione. Però si lamentano che a fare il palo respirano inquinamento, non ostante le mascherine. Non tutti i Vigili urbani si comportan così, ma questi scaldapoltrone di categoria, spiace dirlo, sono una faccia della medesima medaglia, ove dall’altro lato sta il mascalzone urbano, spesso macchinone tipo s.u.v., ancora più spesso bianco, che ossessivamente aumenta le nevrosi del ciclista o del pedone umiliato ogni santo giorno.
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