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La cosa privata

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Si dice che le difficoltà della vita rafforzino lo spirito e insegnino come vivere.

di Giuseppe Franchi, Noi Automobilisti

Non importa se uno cade -finalmente- nelle comode catene di un impegno burocratico. Basta che si evada con la testa, ma si nutra anche qualche speranza per qualche vetusto ideale non ancora realizzato, che si partecipi con interesse alle cose del mondo, che sono pur sempre piene di orizzonti importanti.

Non si può, o per lo meno io non riesco, a “non sognare”, e non mi conforta il pensiero di una pensione d’anzianità al limite della sopravvivenza dopo lunghi anni di monotono lavoro sempre uguale: c’è in tutto ciò solo la materia per psicologi e psichiatri. Il sociale è in ognuno di noi, è il soffio vitale che ci stimola a pensare, a credere forse in qualcosa. Machiavelli chiama ” Virtù” l’intelligenza lucida, la capacità costruttiva energica. Diceva inoltre che questa virtù si poteva esprimere solo nella politica, che è l’azione umana per eccellenza.

Penso che avesse ragione, che fosse lungimirante. Possono morire idee ed ideologie, ma i pensieri mai. E’ necessario, comunque, che questi pensieri si esprimano, che prendano corpo e forma, che non rimangano a livello di nebulosa, che non si incanalino in binari morti. Le nicchie confortevoli indeboliscono le energie e paralizzano l’azione (diceva un tale); poi ribadiva ancora con vigore che i libri non sono viatici sicuri ed assoluti per la vita. Io sono d’accordo con coloro che traggono le loro leggi di vita in modo creativo e dinamico: coloro che vincono con l’abilità del loro genio e non solo con la capacità dell’eloquenza.

Faccio un tifo sotterraneo e provo persino una punta d’invidia per tutti coloro che si danno da fare per perfezionare la tecnica che permette di dominare tutti gli elementi in grado di dare agli uomini basi più sicure e stabili per il futuro. Per dirla con un esempio, prima bisogna riempire le bottiglie di vino e poi mettere le etichette.

In Italia, ora, è il momento di tirarsi su le maniche, di lavorare con tenacia per un mondo migliore (non solo a parole), che offra visioni limpide da ogni angolatura. Abbiamo toccato con mano dove ci ha portati lo stato garantista e assistenziale; ci siamo resi conto dove è giunta la cosiddetta solidarietà.

Basta con le bubbole, (le finte opposizioni), la tolleranza e la superindulgenza. Bisogna unirsi e tirare i remi in barca con il lavoro e la disciplina. Scusatemi lo sfogo, ma non lasciate morire dentro di voi le sane radici della più classica latinità. Perdonatemi, sono disperatamente italiano. Basta a questa europa dei banchieri, torniamo alla sovranità popolare e monetaria italiana.

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Redazione Elzeviro.eu

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