Succede anche questo nel migliore dei mondi possibili. Succede che tale Marty Martinez, durante quelli che potrebbero essere gli ultimi atti della sua vita e dei suoi vicini di posto, abbia la bella idea di prendere lo smartphone e in mezzo a urla disperate scattarsi un selfie e fare un video della scena.
Tutto questo è accaduto sul volo Southwest Airlines, partito martedì scorso da New York e diretto a Dallas. L’esplosione di un motore durante il tragitto ha fatto perdere quota al velivolo e le schegge provocate hanno rotto un finestrino, generando l’effetto risucchio. Alla fine, grazie alla bravura dei piloti, l’aereo è riuscito ad effettuare un atterraggio di emergenza portando in salvo quasi tutto l’equipaggio.
Un morto è il bilancio dell’incidente, mentre la donna che ha rischiato di essere risucchiata fuori dal finestrino rotto è riuscita a salvarsi grazie all’intervento di altri passeggeri. Fortunata la donna che al suo fianco ha trovato Uomini pronti a rischiare la vita per metterla in salvo. Diversa sorte le sarebbe toccata se al suo fianco avesse avuto tale Marty Martinez.
Il beota avrebbe probabilmente colto l’occasione per arricchire la sua “death gallery” e riprendere in diretta il destino tragico della donna. I cinque minuti di gloria del mentecatto in questione sarebbero invero finiti con la pubblicazione del selfie su Facebook ritraente la sua faccia, inespressiva anche in un momento così tragico, coperta dalla mascherina d’emergenza. Un coglione così calzato e vestito in una società eticamente evoluta avrebbe subito l’onta per il resto della vita da parte di tutti.
Innanzitutto perché adoperava il telefonino, violando palesemente le regole di sicurezza dell’aereo, ma sopratutto perché violava la privacy della gente in uno dei momenti più intimi e sacri della vita, cioè l’avvicinamento alla morte. E invece schiere di giornali hanno fatto la fila per intervistare il superstite, pubblicando le foto e i video dello scemo come se niente fosse.
Anzi, il Corriere della Sera, per esempio, prende spunto dal selfie di Martinez per far notare come le persone non “indossino la mascherina correttamente”. Un rimprovero che suona davvero come una presa in giro oltre ogni logica. È chiaro che gli iter dimostrativi degli steward vadano applicati al meglio, ma si tratta comunque di un momento di emergenza altissima e la lucidità spesso gioca brutti scherzi. È come pensare che durante la deflagrazione di un incendio in una struttura tutte le persone presenti all’interno rispettino alla perfezione i dettami seguiti nelle prove anti-incendio.
Sarebbe folle credere a questo, così come è folle additare come approssimativa la povera gente immortalata, senza averne dato autorizzazione, dal selfie di Martinez. Così i media seguendo il flusso della notizia, dei click e di qualche centesimo in più, hanno fatto il gioco del demente.
Marty Martinez sarà da oggi l’uomo del selfie sull’aereo che cade, riceverà probabilmente un premio alla fotografia creato ad hoc da qualche miliardario “filantropo” e scriverà un libro per ricordare quegli attimi. Libro che avrà come copertina il suo selfie e la sua espressione da ebete. Questo tizio non sa che con il suo gesto stava per uccidere la sacralità di uno dei momenti più importanti della vita, anzi Il momento più importante cioè la morte. Un passaggio che proprio per la sua sacralità richiede intimità, rispetto e silenzio. Principi violati nel nome di un edonismo strafottente sostenuto dalla tecnologia, l’arma più potente di distrazione di massa.
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