La vita dell’uomo d’oggi non è favorevole all’approfondimento. Essa rinunzia alla calma ed alla contemplazione, è vita di inquietudine e di fretta, un gareggiare senza scopo e senza significato. Chi resta solo un attimo fermo, è già superato nell’attimo seguente. E con le urgenze della vita esteriore, si rincorrono anche impressioni, esperienze, sensazioni. Siamo sempre dietro alla novità, ci domina quanto è ultimamente accaduto, ed è dimenticato quel che lo precedeva, prima che si avesse tempo di distinguerlo, non diciamo di comprenderlo. Viviamo da sensazione a sensazione. E si infiacchisce il nostro acume, si ottunde il nostro sentimento del valore, nella caccia al sensazionale.
L’uomo [post]moderno non è solo quello della fretta senza riposo, ma è anche lo stordito, svagato, l’uomo che nulla più eleva, prende, e commuove interiormente. Di ogni cosa conclude con un sorriso ironico e stanco. Anzi, fa una virtù della sua superficialità morale. Il nihil admirari, la sia incapacità alla meraviglia, alla sorpresa, all’entusiasmo, al rispetto, è da lui elevato a costume stabile e voluto. Scivolare sopra tutte le cose senza essere toccati da nulla, è un comodo modus vivendi. Perciò si compiace della posa di superiorità, che nasconde la sua interiore pochezza.
Nicolai Hartmann, Etica (1926)
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