Forse a Napoli non si vive poi così male: i litigi per strada sono spesso una nota di colore che rende le strade più intriganti.
Passare con il semaforo rosso, andare in tre senza casco, anziché riportare in auge teorie criminologiche vetuste come quella termometrica della delinquenza, rende tutto allegro e divertente. E le cose sono simili in gran parte del paese, alla faccia di ciò che si dice su Napoli tanto bistrattata.
Se un torinese andasse si trasferisse a Napoli forse si rassegnerebbe completamente ai modi di vivere e più placidamente condurrebbe la sua esistenza. E vabbé vivrebbe tra spari che raggiungono ragazze affacciate al balcone e persone sedute nei dehors, però vuoi mettere, quel caffè?
A Torino invece, forse perché ci sono nati, ancora sperano che sia possibile migliorare la città che in così tanti, mai abbastanza, vedono sull’orlo del baratro.
Eppure si constata che il 41% degli elettori vota Fassino e che a Roma e Milano al ballottaggio ci va il Partito democratico. Dopo mafia capitale, dopo Marino. Com’è possibile, davvero? A Napoli trionfa Giggino, ex magistrato mediatico. Non si sa se crederci davvero: si leggono i giornali e s’insinua il dubbio che questo paese di Pulcinella si meriti tutto il peggio.
S’inizia con una certa consuetudine a pensare che la decadenza sia connaturata all’Italia, e quasi comincia a piacerci così: che bella, la decadenza. L’italia è un villaggio vacanze (che nemmeno riesce a vivere di turismo).
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