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25 aprile, la festa delle inermi formichine

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LA FESTA CHE CI MERITIAMO: SENZA RETORICA, LA RESISTENZA E’ L’ITALIA DI OGGI.

Il 25 aprile è la festa che meglio rappresenta il volksgeist a sud delle Alpi. Bella ciao cantata in parlamento dal Pd mentre ci si produce in regalie per miliardi alle banche non stride per nulla. Il nostro governo più alto è affidato ad un’istituzione privata, la Bce, e ciò non desta scalpore. Per chi abbia minima facoltà di astrazione il continuum è pacifico e ineluttabile. Festeggiamo adunque, inermi formichine.

Non c’è nulla da stupirsi se una festa recente, che nulla ha a che fare con la tradizione della penisola italiana, è ormai assunta ad una novella pasqua laica della moralità. Il ché non può non produrre una punta (e che punta) di ilarità nello storico e nell’osservatore dell’evoluzione sociale. Una festa che nasce dall’epilogo di una guerra civile, bagnata di sangue, è quanto di più cupo, ma al contempo frizzante, si possa immaginare. Eppure si fa ancora fatica a riconoscere la guerra civile, e il rispetto nei confronti dei vinti viene ancora oggi conferito solo da alcuni intellettuali prontamente arginati come pazzoidi, mentre migliaia di giovani vengono dimenticati, dileggiati, odiati in pubblico. Solo alle famiglie resta il compito di ricordare che non sempre le cose sono andate come le raccontano i sussidiari.

Il contesto di decadenza assoluta non fa che aumentare il senso di straniamento che ci assale mettendo il naso fuori di casa. Discorsi vuoti, festa in ogni programma, sui giornali, nelle città sventolano bandierine italiane: quegli stessi tricolori che sempre erano stati dileggiati dagli stessi protagonisti della Resistenza, ora sono simbolo dell’unità della patria. La stessa parola patria è tutt’ora aborrita dai rappresentanti delle correnti politiche che si sono sviluppate dalla resistenza degli imboscati.

Unità della patria che non si può certo riconoscere, o vieppiù celebrare imponendo festa per la vittoria dell’imboscato grazie al capitale straniero. Tutto ciò non può che farci vergognare della nostra storia contemporanea. Tant’è, tuttavia, che abbiamo un giorno in più di vacanza per affondare le nostre meschinità in alcolici vari. 

Differentemente da quanto sostengono in molti, soprattutto nell’area politica del centrodestra (se ancora esiste), riteniamo che non vi sia retorica o falsità nella celebrazione della Resistenza: la Resistenza è Italia per come la conosciamo noi che non abbiamo mai vissuto in tempi diversi da quelli attuali. La Resistenza è la legge del voltagabbana, che nelle esemplari istituzioni spadroneggia con tutta evidenza, la Resistenza è il dileggiare lo stesso alleato che ha permesso di vincere la guerra e di essere quello che siamo, che poi forse, non ci piace poi tanto. Siamo inutili formichine.

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Redazione Elzeviro.eu

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