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La destra senza centro è un un regalo al Pd

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Mentre negli Usa, alle elezioni di Midterm, ai Repubblicani riesce di farsi capiente “big tent” e ricolorare di rosso un bel po’ di Stati, conquistando così il controllo del Congresso e rendendo Obama un’anatra zoppa, la destra in Europa (come spiega bene Antonio Pilati oggi sulla prima de “Il Foglio”) non se la passa affatto bene. In tutte le principali nazioni europee, infatti, sembra allargarsi sempre di più il solco fra la “destra di governo” e quella antisistema. Una situazione che rende difficilmente immaginabile che si possa giungere ad una qualunque sintesi unitaria tra, per richiamare la terminologia di Pilati, i partiti-sistema e quelli radicali. Motivi di scontro è certo la sovranità nazionale (con i temi caldi dell’Unione Europea e dell’immigrazione), ma anche la geopolitica (in particolare la “questione russa”, con lo scontro tra gli occidentalisti e gli euroasiatici).

Il caso italiano, su cui vogliamo concentraci, poi, aggiunge ulteriori elementi di complessità e contraddizione. Proviamo sinteticamente a ricordarne alcuni. Il partito più saldamente legato all’europopolarismo (Ncd) è fortemente impegnato, non sempre con grande incisività e con eccessivo spirito di sopravvivenza ministeriale, nell’esperienza di governo con il Pd che ha ormai nettamente compiuto “l’opzione socialista”. Forza Italia, storico partito di raccolta del voto moderato e asse dell’unico centrodestra repubblicano concretizzatesi, è lacerato tra le simpatie renziane (suggellate nel “Patto del Nazareno”) e le tentazioni turbopopuliste; si aggiunge, poi, un cedimento alle posizioni laiciste per questioni domestiche del leader. Più destra, stante la debolezza di Fratelli d’Italia che non riescono a compiersi in “destra nazionale”, spadroneggia una Lega che si fa sempre più nazionalista e lepenista (una declinazione per nulla apprezzata da quanti, Maroni e Tosi in testa, avevano immaginato un’evoluzione bavarese all’insegna del “Prima il Nord!”).

 

Arduo, quindi, considerato anche il progressivo abbandono dell’ancoraggio alla visione tradizionale, credere possibile un “rassemblement” di queste forze, lacerate dai dissidi di prospettiva e dal portato di una lunga stagione grandecoalizionista più subita che negoziata.

 

In Italia, lo hanno scritto anche Giovanni Orsina e Luca Ricolfi, manca ormai una “vera destra”. Come ha ben spiegato Massimo Introvigne, in un recente articolo su “La Bussola Quotidiana”, oggi “in Italia Berlusconi non è più in grado – per ragioni legate ai suoi problemi personali e anche più semplicemente alla sua anagrafe – di alzare una tenda «fusionista» sotto cui si raccolgano tutte le destre in una coalizione elettorale da lui egemonizzata per sconfiggere la sinistra, anzi non è nemmeno più chiaro se sconfiggere la sinistra faccia parte dei suoi piani. Non ci sono più tende, e le alternative di fronte alla destra italiana sono sostanzialmente tre: lasciare le cose come stanno, affidarsi al movimentismo della Lega o che emerga qualcosa di completamente nuovo”. Questo qualcosa, secondo il professore, potrebbe essere un Partito delle Famiglie (che non vorrebbe essere un one-issue movement sull’esempio della “lista antiabortista” che promosse Giuliano Ferrara).

 

Come ricorda anche il recente “Appello politico agli italiani”, lanciato dall’Osservatorio VanThuân, esistono ancora delle energie profonde del popolo, ancorate all’identità cattolica non del tutto sopita, per quanto non aliena alla crisi generale, su queste probabilmente occorre – anche osando quella che altrove chi scrive ha chiamato “rottamazione popolare” – iniziare un coraggioso e creativo lavoro di minoranza attiva nella società. Una presenza di buonsenso e realismo, che raduni realtà popolari più che segmenti di classe dirigente. Guardando non acriticamente al popolarismo europeo. Tendendo presente, come ha opportunamente ricordato Flavio Tosi, che “se per fermare Renzi vuoi coagulare un soggetto nuovo, questo dev’essere di centrodestra. Da sola, la destra non basta e non vince. Non bisogna incorrere nell’errore di regalare il centro al capo del Pd. E poi una coalizione su basi nuove non la costruisci con le conventio ad excludendum , è assurdo porre veti contro qualcuno”.

 

Marco Margrita
@mc_margrita

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Redazione Elzeviro.eu

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