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No Tav e terrorismo. Plano non si dissocia perchè non può

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BAGATTELLE

Sandro Plano ha avuto un’occasione, ma non è stato in grado (in condizione) di coglierla. Con lui gli amministratori locali intransigenti sul no alla Torino – Lione. Con le perquisizioni e gli avvisi di garanzia verso l’ala dura del movimento No Tav che formalizzano l’accusa di terrorismo, si presentava la possibilità di distinguersi sui metodi e sugli obiettivi. Non è andata così. Il post-democristiano che ha plaudito Caselli quando cercava di riscrivere la storia con il processo palermitano ad Andreotti, oggi lo sconfessa sul pugno duro contro gli estremisti No Tav.

Non può, non possono, distinguersi. Lo impediscono anni di contiguità linguistica, ideologica ed organizzativa. Celebrata nell’accordo con le liste civiche No Tav per la Comunità Montana e concretizzatesi in uno sfrenato bizantinismo per non staccarsi mai da quel groviglio di forze (ma anche d’interessi) rappresentata dall’ala dura locale e d’importazione. Ieri, in una conferenza irritualmente e discutibilmente convocata in una sede istituzionale, ha dichiarato, tra l’altro: “far passare delle manifestazioni per eversione e terrorismo, non ci vede d’accordo e lo respingiamo con forza. Io tra chi sbaglia per ideologia e chi sbaglia per il proprio portafoglio, preferisco senza ombra di dubbio i primi”. Siamo tornati ai “compagni che sbagliano”, nemmeno al “né con lo Stato né con le Br”. Lo Stato è di fatto accettato come parte avversa (e a diventare nemico, complice qualche “cattivo maestro” dalle cattedre e dai pulpiti, è un momento).

Gran parte della sinistra valligiana, in mano a vecchi arnesi della sinistra dc e cattocomunismi fuori tempo massimo, non ha la forza di riconoscere i nemici a sinistra. Prigioniera, com’è, di tatticismi e brutte narrazioni. Accoglie e coccola l’estremismo, a cui ha appaltato la gestione paramilitare della violenza, dopo aver aggregato i suoi leader nella nebulosa di lavori e finanziamenti semipubblici. In un clima più da “ci conosciamo tutti” che da “Valle che resiste”.

Non c’è più sostanziale differenza, a volte ma non sempre cambiano giusto i toni, tra questi sempiterni protagonisti del piccolo governo locale e gli innesti autonomi ed anarchici. Non è stata colta nemmeno quest’opportunità. Non si poteva, ora è evidente.

Marco Margrita @mc_margrita

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Redazione Elzeviro.eu

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