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Walt Whitman e la libertà d’essere se stessi

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194° anno dalla nascita di Walt Whitman

Oggi è il 194° anniversario della nascita di Walt Whitman (1819 – 1892), uno dei più grandi cantori dell’America pre-capitalista, quella del West e della praterie, delle terre inesplorate e delle avventure alla Tow Sawyer: «In Whitman tutto il mondo americano prende vita, il passato e il futuro, la nascita e la morte. Tutto quel che c’è di valido in America, l’ha espresso Whitman, e non c’è altro da dire» (Henry Miller).

Ogni persona oggi dovrebbe leggere almeno l’incipit di Foglie d’erba, il capolavoro di Whitman: «Io celebro me stesso, io canto me stesso,/ e ciò che io suppongo devi anche tu supporlo/ perché ogni atomo che mi appartiene è come appartenesse anche a te». Versi che danno subito l’immediato sentore di una profonda fiducia nella Natura e nella comune natura di tutti gli esseri umani.

Una carica di ottimismo verso la vita: «Se tardi a trovarmi, insisti. Se non ci sono in nessun posto cerca in un altro, perché io sono seduto da una qualche parte, ad aspettare te» e una sincera, ma spontanea accettazione di come si è, senza vincoli imposti da terzi: «A partire da quest’ora mi ordino libero di limiti e linee immaginarie. Vado dove voglio, totale e assoluto signore di me. Do ascolto agli altri, considerando bene quello che dicono. M’arresto, ricerco, ricevo, contemplo. Dolcemente, ma con volontà incoercibile, mi svincolo dalle remore che trattenermi vorrebbero». Parole che si comprendono meglio se si tiene conto dell’omosessualità di Whitman in un periodo, il XIX secolo, che ha visto cadere in rovina uno dei suoi grandi protagonisti Oscar Wilde, esule volontario a Parigi, proprio per un’accusa di sodomia.

Bisogna recuperare Whitman, specie oggi, quando è troppo facile compromettere la propria personalità, inteso ciò come barattarla in nome di un senso di appartenenza che non nasce da una spontanea condivisione di valori, ma dal “farseli andar bene” per secondi fini, come l’allontanamento dalla solitudine. Whitman ci dice di essere noi stessi, non importa come, se non si susciterà ammirazione, se si riceveranno critiche malevole; tutto questo verrà spazzato via al grido di “io sono me stesso” «Non scomporti/ sii a tuo agio con me/ sono Walt Whitman/ liberale e forte come la Natura».

Luca V. Calcagno

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Redazione Elzeviro.eu

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