Il primo scoglio è stato superato e ora la nave azzurra si sta avviando a vele spiegate verso il mare aperto, un mare che, ora come ora, non sappiamo se sarà tempestoso, foriero di brutte sorprese o invece placido e tranquillo. Il nostro nocchiero Prandelli il suo lavoro lo sa fare anche se nessun umano su questa terra può dirsi scevro da limiti, errori, fragilità e tutto quello che di solito fa da corollario all’esistenza su questo piccolo, quasi insignificante frammento della Galassia.
Anche se sarebbe quasi surreale pretendere già oggi di instaurare analisi, processi e bilanci, possiamo, nella nostra imperdonabile ansia del giorno dopo, anche questa tipicamente e splendidamente umana, provare a vedere se la nostra picciol barca stia veramente seguendo la rotta giusta. Magari, nel nostro incorreggibile e nevrotico orgasmo analitico potremo pure scoprire che forse, se il nostro Cesare prodiero non si offende, a far le cose per bene, sarebbe il caso di correggere di un quarto di grado il sestante di bordo. Lo sanno tutti i naviganti infatti che il quarto di grado di adesso diventerebbe per le leggi ineluttabili della geometria i venti, i trenta gradi di domani o che, applicando le leggi della medicina, è meglio prevenire che curare o, se preferite, meglio prendere una pastiglia oggi che subire un’operazione chirurgica domani.
Dopo aver attraversato quasi indenni il mare procelloso delle nostre scarse conoscenze nautiche, matematiche e medico-chirurgiche, iniziamo subito con il tranquillizzare i tifosi dicendo che in definitiva la nostra picciol barca non è poi messa così male come molti criticoni del giorno prima avevano sostenuto. L’esame di inglese non è andato poi così male perché, per le leggi lapalissiane che regnano sovrane sui banchi dell’università come nel mondo della nautica, se non hai studiato l’esame semplicemente non lo passi. E noi il diploma in lingua inglese lo abbiamo ottenuto, magari non a pieni voti ma l’abbiamo portato a casa.
Qualcuno continua a dire che non si diverte guardando giocare i nostri, che gli viene sonno e si annoia. Per carità la nostra nazionale non ha nelle sue vene la velocità di tal sacchiana memoria ma…provate voi a correre a per di fiato con 35 gradi e soprattutto con quasi il novanta per cento di umidità e poi…mi dite. Con l’aria bollente che ti entra nei polmoni e con il sudore che ti si appiccica sulla pelle e che forma uno strato viscoso che, invece di abbassare la temperatura corporea, contribuisce ad alzartela alle stelle. E sì perché gli inglesi avranno pure corso più di noi ma poi a un quarto d’ora dalla fine erano morti, sfatti e con i crampi, mentre i nostri, forti di cotal furbizia levantina, erano ancora in piedi.
Qualcuno è inorridito di fronte alle incertezze che si sono avute nel centro sinistra del nostro schieramento difensivo, vero…ma alla fine dei conti questo non ha portato a drammatiche goleade, vedi invincibile armada espanola, ma ad un unico golletto che in una partita del mondiale, se di fronte hai una squadra di tutto rispetto, ci può anche stare. Ad essere sinceri, basta anche qui una leggera deviazione sul nostro sestante, ovvero riportare il buon marinaio Chiellini nella sua posizione naturale al centro insieme al suo compagno di squadra Barzagli e togliere dal… convento dei congelati l’Abate di turno e vedrete che le cose si aggiusteranno.
Sul lato destro dello schieramento le cose vanno splendidamente, con Darmian e Candreva che stanno facendo non bene ma benissimo come se giocassero insieme da una vita. Candreva che crossa dal fondo o serve a sua volta Darmian in sovrapposizione che da destra ha la capacità di inserirsi in area innescando Balotelli al centro e, quando non ci riesce, di fare cross a corto raggio che servono a creare spazi per gente come Marchisio, Pirlo o, chissà, magari Cassano.
Insomma la nostra barca è partita con i migliori auspici e, con alcuni abili aggiustamenti e ritocchi, possiamo ben sperare di andare avanti, senza dimenticare però quanto abbiamo già sostenuto a spada tratta a suo tempo: la nostra nazionale è in fondo figlia del nostro campionato e di quanto le nostre squadre di club hanno finora fatto. Pensare che di botto il livello abbastanza mediocre espresso dal calcio nostrano nelle coppe europee possa ammantarsi di epiche glorie che per ora non gli appartengono significa essere irrealisti e ingenui…che poi i miracoli possano anche accadere, e nel calcio ogni tanto, anche se raramente, accadono, è una considerazione che ci può anche stare e che può servire a darci, nonostante tutto, quella…insostenibile sfrontatezza del non essere numeri primi.
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