CON OGGI sono trascorsi ottant’anni da quando la Nazionale italiana di Calcio ha conquistato, in patria, la sua prima stella. Il campionato del mondo fortemente voluto da Benito Mussolini si apprestava infatti ad essere giocato nel nostro paese che, forte di una spinta propulsiva economica massiccia e dei nuovi impianti sportivi (molti dei quali sopravvivono ancora oggi), ottenne di poter organizzare i mondiali e ospitare le sedici nazionali straniere.
Fu la prima volta che dovette essere organizzata una fase preliminare a cagione del gran numero di squadre, trentadue, che chiesero alla FIFA di partecipare. Risultati piuttosto sconvolgenti per l’epoca della fase preliminare furono il 4 a 0 dell’Italia rifilato alla Grecia, ma anche la vittoria della Romania contro l’allora unita Jugoslavia, che inglobava i balcani tutti.
Vittorio Pozzo fu l’allenatore della nazionale italiana dal 1929 al 1948. Il suo modo di allenare era già da professionista, molto orgoglioso dei dettami del rigorismo fascista caratterizzato da dieta ferrea ed equilibrata e cura estrema di allenamenti e fisicità dei calciatori. Questo nonostante all’epoca non fosse chiaro se dovessero partecipare alla competizione solo professionisti od anche dilettanti. A causa di tale incertezza l’Inghilterra boicottò la manifestazione.
L’Italia capitanata da Giuseppe Meazza riuscì a vincere il torneo battendo Cecoslovacchia e l’Austria, in una partita di tifo molto acceso considerate le guerre intercorse solo fino a quattordici anni prima tra le due nazioni.
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