La mancanza di una regolamentazione dei poteri che le televisioni possono esercitare sul mondo del calcio sta portando a dei risultati da commedia dell’assurdo. In un mercato dove chi è più forte e ha più soldi arraffa a più non posso senza che nessuno glielo impedisca, né le società sportive, che vedono così spremuti fino al midollo i loro giocatori impegnati in doppi e tripli turni infrasettimanali, e neppure gli Stati, che non hanno più alcun diritto di “prelazione” sull’economia calcistica (se non la modesta cifra d’affitto di molti stadi italiani), recitano più una parte da protagonisti.
In questo scenario da “Monòpoli” è ovvio e naturale che i cosiddetti “padroni del calcio” cerchino in ogni modo di vendere al miglio offerente il loro prodotto: così Platini ha deciso di allargare da 16 a 24 le nazionali ammesse alle fasi finali degli europei del 2016. Ben 53 invece saranno le nazioni partecipanti alla fase a gironi, che partirà dopo i mondiali di giugno-luglio, più ovviamente la Francia ospitante. In questo modo il mercato del pallone si allargherà verso confini fin ora inesplorati, garantendo ovviamente i dovuti ricavi per televisioni che sempre più si stanno privatizzando.
In Italia per esempio Sky sta acquisendo sempre più grosse fette di mercato sportivo a discapito della timida televisione di Stato Rai, che sarà destinata a soccombere di fronte ai tentacoli di Murdoch. Peccato che la logica di un’azienda privata, quella del profitto massimo e dell’abbattimento dei costi, porterà inesorabilmente alla “spremuta” totale dei nostri atleti e allo svuotamento dei nostri impianti sportivi (già di loro non traboccanti di persone), con conseguenze nefaste per le nostre società sportive. Urge probabilmente dare un freno, una sorta di legge “anti-trust” di roosveltiana memoria, che limiti il potere ormai quasi assoluto delle televisioni private così da non influenzare più le decisioni prese dai piani alti della Fifa e della Uefa.