Renzi, il rottamatore per eccellenza, ha alfine acconsentito alla candidatura di Romano Prodi, popolare, con spiccate e reiterate simpatie per la sinistra radicale. Per niente di primo pelo, Prodi ha ottenuto cento voti in meno di quelli auspicati in seno al Pd e Rodotà sale ulteriormente. Prodi ha ottenuto oggi meno di 400 voti mentre Marini ne aveva ottenuti più di 500. Rodotà ne ottiene più di duecento, mentre altri candidati (D’Alema, o ancora Marini) poche decine o unità. Già appariva incoerente la scelta operata dai renziani nei confronti del vetusto candidato.
Ancora più incoerente, ancorché sbandierata da Grillo come coerente al massimo, la scelta del Movimento Cinque Stelle per bocca del suo carismatico leader di non votare Prodi: né ora né mai. Eppure nelle Quirinarie il nome di Prodi era tra i più accreditati (giunto però penultimo nelle votazioni) e ben era stata data la sua candidatura come sostenibile da alcuni militanti cinque stelle.
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