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Il viaggio

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Longhi Marco

Il viaggio

? 12,00

2013, 113 pp., brossura

Genesi (collana Le scommesse)

Certi romanzi vengono scritti soltanto per la far sì che la trama ideata dall’autore si svolga. Altri, invece, vengono scritti per colpire e cercare di portare un messaggio.

Marco Longhi con Il viaggio, edito da Genesi, ha l’obbiettivo di sensibilizzare il lettore verso un tema dagli ampi echi: filosofici, etici, morali e religisiosi, l’eutanasia. Il protagonista, Andrea, è malato di SLA ad uno stadio non terminale. Il corpo è già minato, fa fatica persino a stare seduto un’ora in macchina o a tenere in mano il telecomando, per questo Andrea è deciso a farla finita. Le motivazioni sono diverse e tutte colpiscono il lettore, perché assolutamente di valore.

In primo luogo Andrea non vuole più essere un “peso” per la moglie Francesca. Infatti più volte egli fa riferimento alla sua morte come una liberazione di lei. Tra l’altro con per un lugubre gesto d’amore vorrebbe che il giorno della sua dipartita assistita fosse coincidente con il suo compleanno: Andrea ritiene che sarebbe un ottimo regalo.

In secondo luogo si sente umiliato. La malattia gli leva giorno dopo giorno con una maligna costanza un grammo di forza per volta, domani Andrea non potrà più fare ciò che fa oggi. Per questo arriva a vedere la morte come il grande giustiziere che in ultima battuta lo farà vincere sul proprio male, poiché esso senza un corpo non è nulla, dice il protagonista.

Per poter portare avanti il proprio disegno Andrea deve uscire dall’Italia ed essere portato in Svizzera. Il libro si sofferma a descrivere, seppur in maniera sommaria per non appesantire la lettura, l’iter che un malato che desideri morire deve affrontare, sia dentro la struttura che fuori. Un viaggio verso il confine, tutta una serie di scartoffie da fare e da portare, dopo aver atteso il proprio turno anche in termini di mesi.

Inoltre l’autore è abile a descrivere l’atmosfera da ultima sera senza scadere nel sentimentalismo. Anzi Andrea è fin destabilizzante, ovviamente per un lettore in salute, perché egli desidera con tutto il cuore la fine: il suo odio verso la malattia e la sua condizione supera persino il timore dell’ignoto. Egli tentenna davanti alla moglie e agli amici, alcuni dei quali lo accompagnano ovviamente in Svizzera: è pur sempre un addio. Però anche quando sembra vacillare ecco che l’idea della liberazione sua e della moglie rafforza la propria convinzione.

Il viaggio è un libro breve, ma densissimo. In poche pagine si affronta un tema complesso che colpirebbe anche se proposto in un saggio, ma che in questo caso con l’analisi dell’aspetto umano il tutto risulta ancora più difficile. “Difficile” non in termini di linguaggio o di sintassi, ma di concettualizzazione. L’autore con un’obiettività che impreziosisce il tutto fa parlare il proprio personaggio che si trova in una certa condizione e poi starà al lettore prendere una posizione, perché non viene in alcun modo indirizzato. Questo ad un tratto proverà ad immedesimarsi e sarà a quel punto che il libro acquisterà il suo valore come portatore di un messaggio, grazie all’empatia.

Luca V. Calcagno

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Redazione Elzeviro.eu

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