È un accordo che soddisfa le narrazioni mediatiche costruite nei rispettivi paesi. In Italia prevalgono i festeggiamenti per l’aumento complessivo del fondo (anche se diminuiscono i sussidi e aumentano i prestiti). Questo basta e avanza per dichiarare il trionfo di Conte. Siamo del resto un popolo politicamente ignorante e il luccichio dei numeri ci fa perdere la testa.
Nei cosiddetti paesi frugali prevale invece l’esultanza per le condizionalità imposte all’Italia: pesantissime. Non l’Ue (che politicamente si è auto consunta), ma i singoli paesi potranno entrare nel merito delle nostre politiche sociali (pensioni, scuola, sanità). Quello che non volevamo del MES ci arriverà con il Recovery Fund.
che i rispettivi capi di governo ottengono nei fronti interni. Considerando il notevole aumento dei rebates per i frugali, solo loro possono dire di aver vinto non solo in patria, ma anche in Europa. Conte vince in Italia, contro i suoi detrattori, e guadagna una notevolissima spinta per restare a Palazzo Chigi. Perde però in Europa, almeno così sembra dai dettagli. Avremo poi modo di correggere il giudizio.
Ad ogni modo il paradosso tutto italiano è che la sconfitta in Europa, cioè il cedimento sulle condizionalità, è quello che desiderava l’ampio fronte liberal liberista che sino a ieri attaccava Conte. Insomma, gratta gratta anche la vittoria mediatica in patria di Conte nasconde ombre inquietanti, ovvero la coincidenza di interessi dei frugali con i liberal liberisti.
Certo di più non si poteva fare. Non si poteva far saltare il tavolo: se non altro perché a Conte sarebbe ricaduta la responsabilità di un mancato accordo e dunque declino Ue. Un esito del genere avrebbe comportato la sua estromissione e l’inizio di nuove trattative con un nostro rappresentante sicuramente peggiore, magari Gualtieri. Eravamo in trappola e lo siamo ancora, forse in maniera ancora più stringente.
Questo è il bilancio: negativo.
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