Le tante parole spese contro la statua della Spigolatrice mi pare che ci segnalino un fatto, e cioè che si stia completando il lavoro di trasferimento della lotta politica e culturale dal piano dei rapporti di forza a quello del gioco delle rappresentazioni. L’idea di politica come luogo di mediazione di istanze diverse è sempre più marginale.
E avete voglia di ricordare la Venere di Milo o Le déjeuner sur l’herbe di Manet: là dove conta solo l’autorappresentazione, là dove la realtà è come un mega social network in cui l’individuo è come ciò che decide di apparire, tutti i simboli che in qualche modo possono deviare o mediare l’identità individuale sono considerati come ostacoli.
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