Boldrini stamane a Radio Anch’io, la trasmissione mattutina di Radio Uno che intervista politici, intrattiene una garbata ed untuosa discussione col conduttore. La presidentessa della Camera, quella eletta, pardon, nominata Laura Boldrini che così tanta strada ha fatto in Europa, scoperchia le sue, peraltro già note, priorità politiche.
Ella ci parla subitamente di migranti ed immigrati, del fatto che ella stessa ha lavorato all’estero e sua figlia studia in un altro paese e con tutta probabilità lavorerà in un paese ancora diverso. Ella si è vergognata, dall’estero, delle marchette di Berlusconi. Ella sputa nel calderone delle proposte politiche, come prima idea, quella della cittadinanza ai figli degli immigrati.
E, toccando il tema, il tono si fa catartico: dobbiamo dare la cittadinanza agli amici dei nostri figli nati in Italia perchè (e il tono si alza) E’ GIUSTO! E cita la riforma dell’immigrazione che Obama, stella polare per questo tipo di discorsi, ha paventato (ma che sarà di difficile attuazione).
Ci si stupisce di come una persona che ha vissuto tanto all’estero (per poi tornare ed essere nominata in Parlamento da Nicola Vendola senza prendere alcun voto) non si renda conto della differenza che corre tra i sistemi di immigrazione massiccia che i paesi delle Americhe (Canada, Usa, Argentina, Brasile) negli anni hanno inverato ed il nostro: è chiaro che per popolare sì vasti territori e sfruttarne le risorse si siano incentivate politiche di immigrazione, ma non si può solo perciò prendere ad esempio da tali politiche.
Gli Stati Uniti, una volta reputatisi “riempiti” hanno chiuso le barriere, e la signora Boldrini che dice che chi arriva coi barconi non deve essere etichettato come uno “che arriva coi barconi”, forse dovrebbe farsi un giro sulla frontiera che divide Stati Uniti e Messico per capire davvero che i suoi riferimenti sono ridicoli. Così come le sue priorità politiche.
