“C’è bisogno di 40/50 miliardi, ma subito” è stato il commento perentorio di Farinetti che reputa evidentemente insufficienti i ristori introdotti dal Governo Conte. Anzi, Farinetti sostiene che la sua stessa azienda non è risultata idonea per riceverli, nonostante sia una delle più grosse nel settore della ristorazione per numero di dipendenti in tutta Italia e quindi per questo molto colpita dalla recente crisi.
È curioso scoprire come il renziano Farinetti si ponga ora dalla stessa parte della barricata del fronte sovranista, quello che chiede a gran voce che il Ministro dell’Economia faccia il suo lavoro e cioè collocare più titoli di Stato possibile sul mercato per raccogliere quanti più soldi e procedere così agli indennizzi. Come hanno fatto in Germania e Francia, per esempio.
I soldi europei, quelli del Recovery Fund, tanto acclamati dal pupillo di Farinetti, Renzi, non arriveranno se non alla fine del 2021 e non saranno sicuramente indirizzati alla ristorazione, visto che saranno rigidamente vincolati al green, alla digitalizzazione e all’inclusione di genere. Farinetti, colpito ora anch’egli dalla durezza del vivere, è riuscito quindi a comprendere, meglio tardi che mai, la necessità di uno Stato dotato di sovranità monetaria, che possa spendere quanto e come vuole nei momenti di emergenza.
introdotte sulla base di criteri mai del tutto chiariti da un punto di vista scientifico, il settore della ristorazione italiano, una delle punte di diamante dell’economia nostrana, è al collasso. Eppure proprio il mistico Comitato Tecnico Scientifico aveva elaborato un protocollo preciso e puntuale per poter far riaprire in sicurezza tutte queste attività, così come è successo tra l’estate e l’autunno scorso.
Protocollo che sembrava funzionare egregiamente e che è stato rispettato in maniera impeccabile dagli esercenti, costretti anche a investire fior di quattrini nell’acquisto di gel sanificante, termometri, muri di plexiglass e tutti gli strumenti richiesti dalla normativa. Nonostante questo il Governo ha disposto la chiusura dei ristoranti, dei bar e dei pub ormai da ottobre. Senza le cifre giustamente messe sul piatto da un Farinetti rinsavito sulla via del sovranismo, il settore della ristorazione sarà costretto al collasso. O, per dirla alla Monti, ad una più inquietante ristrutturazione.
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