Un grido per l’Alcoa

Un grido disperato di dolore si leva tra gli italiani che sentono i politici blaterare dei diritti dei lavoratori e vedono alcune persone che fanno finta d’indignarsi perché i minatori han messo a ferro e fuoco Roma. Qui però non si tratta di viziati No global figli di papà che lanciano estintori (sempre di moda). Questa è gente con due palle d?acciaio, che lavora quattrocento metri sotto terra, che produce il 10% del fabbisogno nazionale di alluminio. Il resto noi lo si importa. Hanno un ben dire certi professoroni: “per l?Alcoa l?Italia non può fare niente”. Il Sulcis, territorio poverissimo della Sardegna, il fiore sbocciato di una terra irredenta e selvaggia, specchio dell?italianità più antica e latina, di quel Mediterraneo che tanto affascina e tanto rispetto e timore incute, è il luogo da cui provengono, dalle viscere della terra, queste persone private di un futuro?non vi fanno pena?

Populismo?

Ebbene sì: populismo nel senso nobile e primo del termine: il potere al popolo per eseguirne le istanze più alte, e tali istanze oggi si fondono nel grido di dolore dell?Italia. Il paese, o la sua parte sensata è in questo momento coi lavoratori che hanno dato ben mostra delle loro qualità, del loro attaccamento alla vita, al lavoro ed alla terra. Ebbene forse vi fanno pena, ma dovrebbero invece incutervi timore, perché di questi tempi nozioni come indipendentismo sardo e marcoregioni italiche non sono solo più gridi isolati di sparuti gruppi disomogenei, lo vediamo dappertutto e in particolare sul web. E il milione di abitanti che popolano quella fragrante Regione hanno una lingua madre differente dalla nostra, ed un accento da stranieri. Ma rivendicano il diritto ad essere l?avanguardia dell?italianità che già, di per loro, hanno dimostrato di essere. 

Se poi lo Stato attuale non possa salvare un?azienda, bé, miei cari, qualcosa è da rivedere nella forma statuale.

Statalisti, populisti e rivoluzionari: gentaglia. Ma è proprio questa la gente che, alfine, fa la Storia.

Freddie