In questi giorni agostani può essere utile riproporre uno studio dell’anno scorso sulla politica. E’ infatti necessario staccare ogni tanto da questo argomento, e lo ammettiamo persino noi che per tutto l’anno non ci occupiamo (quasi) d’altro.
La politica fa male al cervello. Non solo l’identitarismo, quella appartenenza settaria che spesso ci fa dimenticare come si ragiona in maniera imparziale, alla ricerca del giusto. Ma proprio la politica in sé. Ogni tanto bisogna staccare la spina, completamente.
Studi scientifici come quellodella Yale University condotto dal professore Dan Kahan portano al risultato strabiliante che la politica sabota anche le nostre abilità basilari con i numeri. Ma non è il primo studio del genere. Già Brendan Nyhan di Dartmouth, aveva dimostrato come la passione politica sarebbe un fatto congenito che sabota il funzionamento delle nostre facoltà mentali.
Accade quindi che le informazioni corrette non abbiano peso sulle nostre convinzioni.
Questo appare un risultato aberrante. Forse per sviarci da questo risultato sarebbe dunque bene staccare la spina, fare letture di piacere. Per qualche tempo, non lasciarsi infervorare per i fatti politici. Quando le nostre convinzioni calpestano la nostra facoltà di astrazione e di formazione del pensiero, si può dire che intellettualmente siamo alla frutta e dobbiamo cercare in una pausa la forza per poter ricominciare il pasto, leggi: ragionare sensatamente e non più racchiusi nei diffusi schematismi ideologici che intrappolano il nostro pensare (politico).
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