Mafia o non mafia, quando si parla di elezioni lo scambio è d’obbligo. Dice il politico: “tu dammi il voto, io difenderò i tuoi interessi“. In realtà, dopo le promesse e la propaganda cucinata in tutte le salse per renderla più appetitosa ed invitante, le marionette sulla scena penseranno solo ed esclusivamente a consolidare i propri privilegi di casta. Il benessere della cittadinanza è un optional, uno specchietto per allodole per attirare nuovi adepti.
Sono ammessi inganni e colpi bassi sotto la cintura ovunque si faccia campagna elettorale, nelle piazze come nei salotti politici alla TV, fino a metterli nero su bianco sui giornali foraggiati dai vari partiti. Ieri sera è passata alla camera la legge che aumenta la pena da 4 a 10 anni per il voto di scambio mafioso, con l’intenzione di abolire gli “accordi” tra la malavita organizzata e la politica. Bubbole.
Il gatto pardo, con passi felpati, cambierà strada ma proseguirà. Quando era in vigore (fino al 1993) il sistema proporzionale che prevedeva l’indicazione delle preferenze, si gridò allo scandalo per le “cordate“, dopo 20 anni si discute nel palazzo la reintroduzione, fingendo di voler ridare ai cittadini l’opportunità di scegliere il parlamentare che preferiscono. Bubbole.
Ciò che il politico una volta non diceva apertamente, ma che in sostanza era: “tu dammi il voto, io poi lo utilizzerò come mi pare per allearmi con chi più mi conviene“, ora viene espresso in una forma diversa, ma il traguardo è lo stesso. Consiste sempre e comunque, nel potere di decidere per gli altri. Pochi contro tanti, la solita solfa. Onestà, buone leggi e benessere della popolazione non c’entrano affatto.
di Giuseppe Franchi N.a.a.
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