Nuove gravi malefatte del ladro di Ratzinger

ROMA – Avemmo già modo di soffermarci sulla curiosa vicenda di papa Ratzinger (VEDI QUI) e del suo maggiordomo infedele, se non altro per il caso storico dell’arresto all’interno del Vaticano: entro il colonnato del Bernini infatti era da cento anni che non si verificava un arresto. Ebbene la stampa era pronta, dopo il rilascio del cosiddetto “falco”, ad assolverlo e a spingere per quella che sembrava una scontata assoluzione papale.

Gli ulteriori particolari che però rileva oggi la vicenda, con i suoi seguiti, rendono tuttavia difficile l’imminenza del perdono del monarca vaticano. Il vescovo di Roma, infatti, è stato defraudato di una somma a lui destinata, sempre dal losco figuro con nomi vangelici (Paolo Simone).

Sembra che in seguito ad una perquisizione nella casa dell’ex maggiordomo siano stati rinvenuti un assegno di 100mila euro indirizzato al pontefice, una pepita d’oro ed una edizione dell’Eneide dell’anno 1581. Questi sono dei regali che avrebbe dovuto ricevere il pontefice, ma che si sono “bloccati” nel possesso di Simone. Intanto una notte in cella l’ha passata anche un cittadino italiano, un informatico dipendente vaticano indagato per favoreggiamento in questi loschi affari. Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, sottolinea la lievità dell’operato di quest’ultimo individuo, stante la unica notte passata “al fresco”. Tuttavia trattasi del secondo arresto vaticano da tempo immemore e perciò non sotto-valutabile nell’ambito di una vicenda che riverbera la sua ampia eco sulla stampa di tutto il mondo.

Fa effetto pensare, con un orecchio a questa vicenda, al fatto che la pena di morte nella Città del Vaticano sia stata definitivamente cancellata solo undici anni fa, il 12 febbraio 2001.

Freddie