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L’euro e l’austerity hanno soffocato l’Italia, ce lo dice Confindustria

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Il Centro Studi di Confindustria ha lanciato l’allarme descrivendo la situazione economica del nostro Paese come “sul filo di un rasoio”.

Stiamo parlando di Confindustria, non di qualche esaltato complottista che vede Bilderberg e finanza sionista dappertutto. Dovremmo dunque riflettere sui dati economici che ci vengono riportati.

Confindustria ci dice che dal 2007 il Pil totale è diminuito del 9,1%, mentre la perdita del Pil pro-capite è arrivata addirittura all’11,5% (il che vuol dire che ogni italiano ha perso la bellezza di 2.900 euro!). Siamo dunque regrediti a valori di ricchezza che non si vedevano dal 1996, un periodo in cui l’euro non esisteva e il rigore era solo una parola pronunciata da qualche folle economista.

Il dato più incredibile è però forse un altro, quello relativo alla produzione industriale, scesa del 24,6%, tornata dunque ai livelli del 1986, quando ancora esisteva l’Urss e quando Maradona si faceva beffe di undici calciatori inglesi. Le famiglie hanno dovuto tagliare 5.037 euro all’anno dalla voce consumi, andando così ad influire negativamente sulla domanda interna, motore di un’economia nazionale.

In mezzo a questi dati, la cui gravità analizzeremo in seguito, ci sono le note “liete” ovvero i conti pubblici a posto grazie all’austerity: deficit al 2,7% del Pil, e un saldo naturale che continua ad avvicinarsi al pareggio (previsto entro due anni). Mentre il debito pubblico si dilaterà ancora  raggiungendo il 129,8% nel 2014, per poi scendere di un misero 1,6% nell’anno dopo (effetto dovuto alle privatizzazioni selvagge).

Cosa deduciamo da questi infausti dati? La crisi americana esportata in tutto il mondo ha fatto crollare la nostra ricchezza pro-capite, il tutto senza che nessuno abbia provato a dare la colpa a qualche nota istituzione di credito statunitense. Anzi la colpa abbiamo fatto che prendercela noi, riesumando la vecchia storia dei governi corrotti e spendaccioni (che per carità è sempre una storia vera, ma non è la causa della crisi finanziaria del 2007-2008). Questa crisi addizionata all’adozione dell’euro e alle politiche di austerity imposte da un’Unione Europea collusa con i circoli bancari e speculativi americani hanno fatto crollare la produzione industriale del nostro paese di un quinto e hanno distrutto il potere d’acquisto (la domanda interna) delle famiglie italiane.

Siamo convinti del nesso causa-effetto di queste variabili (euro,austerity,bolla speculativa americana) semplicemente per un fattore temporale: è nel momento in cui l’Ue ha imposto di chiudere i rubinetti per poter rientrare nei canoni del pareggio in bilancio che le economie europee hanno cominciato a soffrire, ed è nel momento in cui il rigore è stato accentuato, essendo “legittimato” dalla crisi ’07/’08, che siamo arrivati sul baratro. Ora sta a noi capire che con questo modello economico non si va da nessuna parte se non verso la fine per le classi medio-basse e lo sfrenato arricchimento di quelle già altissime. Un Paese deve poter svalutare la propria moneta, lo ha detto un certo Stiglitz (premio Nobel per l’Economia) e deve poter stimolare i propri consumi agendo sul reddito della cittadinanza.

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Redazione Elzeviro.eu

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