L’impegno politico dovrebbe nascere dal basso e non usare mai “corsie preferenziali”.
“Il Giornale” del 06/11/2013, riporta la notizia della moglie del Sindaco di Firenze Matteo Renzi, che percorre tutte le corsie preferenziali mentre si reca a lavoro, usando il permesso del marito, che dovrebbe essere usato solo quando quell’auto sia usata per compiti istituzionali. Andare al lavoro non appare proprio un compito istituzionale.
La Signora Landini si scusa dicendo “Non si ripeterà mai più”, sinceramente le parole della signora Landini, per quanto sincere esse siano, non ci bastano. Il Sindaco Renzi, candidato alla guida della Segreteria del PD, si è sempre presentato come il rivoluzionario della politica, quello che vuole rottamare la vecchia politica. Bellissime parole, ma in quanto a fatti siamo molto lontani.
Questa non è che un’altra tegola che cade sulla testa del Sindaco, tegola che aiuta a far cadere la maschera da politico “nuovo”, ricordiamo la condanna della Corte dei Conti per danno erariale, riferito al periodo in cui Matteo Renzi era Presidente della Provincia di Firenze.
Il comportamento che ci si dovrebbe aspettare da una persona corretta, a seguito e della figuraccia, e soprattutto della condanna, è quello di rinunciare alla corsa per la guida del PD e dell’Italia, e successivamente rassegnare le dimissioni da Sindaco di Firenze. Solo così potremmo credere alla buona fede di Matteo Renzi.
Ai politici del Pd dovrebbe essere spiegato che non è possibile utilizzare i permessi del coniuge, i quali sono personali e non alienabili: una cosa del genere la fece anche Letta al momento del suo insediamento con l’auto della moglie, giornalista parlamentare del Corsera.
Luigi Cortese
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