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Non vale la pena di soffermarsi troppo su questa crisi di governo, non perché da essa non scaturiranno i destini del nostro martoriato paese, bensì per come si è evoluta. La colpa, appare evidente, è perlopiù da imputare a Silvio Berlusconi, ai suoi sodali attaccati alla poltrona e solo in maniera molto, ma molto inferiore al Pd ed alla magistratura. E’ indubbio infatti che il Partito democratico, decidendo di governare in una grossa coalizione sul modello tedesco sapeva che si sarebbe dovuto sedere a discutere con il Pdl per ogni decisione, comprese quelle, già allora impellenti, inerenti le vicende giudiziarie del Cavaliere. Ovvio che, intrapresa la scelta sbagliata di governare insieme, in una realtà ove il distinguo fra opposizione e maggioranza non sussiste -accomunate entrambe dai loschi traffici truffaldini così come dalle cronache dei giornali imperniate di corruzione nei maggiori partiti- non si può decidere di ignorare le condanne del Cavaliere. La politica ha la forza di bloccare le iniziative sospettosamente pressanti e puntuali della magistratura, e così avrebbe dovuto fare per la condanna ad hoc nei confronti di Berlusconi. E’ compito costituzionale della politica, ma non di quella delle poltrone, di compensare i poteri dello Stato ove uno di questi si faccia troppo pressante, come appare al momento quello dei giudici. Tale onere si adagia nelle mani dell’Esecutivo, che non è stato però in grado di opporsi, perlomeno temporaneamente, alle iniziative roboanti delle toghe.

La presa per i fondelli operata da B. in questi ultimi due giorni, però, è di quelle da fare accapponare la pelle: a causa del non rinviato aumento dell’imposta sui consumi (Iva), infatti, il leader della rediviva Forza Italia vorrebbe uscire dal governo, quando è chiaro che il motivo sotteso è la sua presunta (molto probabile) persecuzione giudiziaria e la sua imminente decadenza da Senatore della Repubblica. Questa balla del Cavaliere, francamente, è più becera di quella della restituzione dell’Imu che ha garantito ad un partito distrutto e senz’anima come il Pdl di ottenere il 20% delle preferenze. A Berlusconi, contento della sua percentuale di voti inossidabile, è ormai chiaro come non interessi nulla della sorte del paese. La sua è una bambinesca ripicca, che il Pd avrebbe comunque dovuto assecondare avendo acconsentito ad accudire il piccolo Silvio al momento della formazione dell’ esecutivo. Qualche colomba (Quagliariello) si separa da Forza Italia, notizia attualissima, ma questo forse non basterà a scongiurare le elezioni, che il Movimento cinque stelle può ardire a  cavalcare.

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Redazione Elzeviro.eu

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