Affari di Palazzo

Minibot: un problema politico, non tecnico

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I minibot non verranno rifiutati in quanto palese violazione di regole economiche, ma per vietare ogni forma di ricorso a sorgenti di liquidità pubblica alternative a Francoforte. Parlare di errore tecnico è solo un’illusione.

 

Di Andrea Zhok

 

Abbiamo sentito tutte le possibili raffiche di spiegazioni dotte sul perché i minibot sarebbero, a scelta e in crescendo: “moneta falsa”, “debito pubblico”, una “buffonata”, “il preludio all’Armageddon finanziario” et cetera. Ora, visto quanto poco e male sono stati difesi da chi li ha proposti, credo anch’io che si tratti solo di una mossa propagandistica ad uso interno, e che non abbiano alcun significato politico.

Detto questo i minibot, se perseguiti con coerenza, facendone un luogo di trattativa a livello europeo sono una iniziativa ragionevole, buona quanto altre per porre le questioni giuste a Bruxelles.

 

Obiezioni irrilevanti

Tecnicamente le obiezioni che sono state mosse sono tanto corrette quanto irrilevanti: dal punto di vista contabile il debito non saldato delle amministrazioni pubbliche non è ancora conteggiato come debito pubblico fino a quando il creditore non ne chiede il riscatto presso un istituto privato. Questo significa che dei 53 miliardi di debito non saldato della pubblica amministrazione solo 10 miliardi pesano già come debito pubblico italiano nella contabilità europea.

Ora, però, quello che deve essere chiaro è che la ‘contabilità europea’ è semplicemente una convenzione frutto di accordi politici.

 

Nessuna norma divina

Precisamente come si può cercar di concordare che, ad esempio, gli investimenti infrastrutturali siano scorporati dal conteggio del debito pubblico, così si può chiedere di saldare debiti pregressi con minibot (o magari con certificati di credito fiscale) senza che questi entrino nel computo del debito pubblico. Non è una follia, una bizzarria fuori di senso, ma qualcosa di perfettamente ragionevole, che può essere sensatamente chiesto e che, naturalmente, verrà rifiutato. Ma non verrà rifiutato perché “viola le Regole Economiche”.

Questo è il punto di ipnosi collettiva che dobbiamo superare. Qui non abbiamo a che fare con leggi di natura o norme divine, ma con convenzioni contabili funzionali a consentire o non consentire certe operazioni. Nella fattispecie qui ad essere in gioco è semplicemente il ruolo della BCE come monopolista della liquidità pubblica.

 

La ricerca dello stratagemma

Tutti coloro i quali imputano ai minibot di non essere davvero un modo di aumentare la liquidità disponibile senza aumentare il debito pubblico stanno semplicemente accettando supinamente le regole del gioco messe in campo dalla UE, assumendole come leggi di natura.

E’ chiaro che in un sistema congegnato in modo da vietare ogni forma di ricorso a sorgenti di liquidità pubblica che non passino per Francoforte non troveremo mai il ‘trucco’ per fregare la BCE ad un gioco di cui ha scritto le regole. E’ una speranza assurda. E’ ridicolo pensare che ci possa essere una furbata, una astuzia sopraffina, un buco lasciato scoperto nei trattati dove possa ritrovare fiato la finanza pubblica italiana senza turbare nessuno. Non è questo che è o può essere di principio in gioco.

 

Valutazione politica e valutazione tecnica

Il punto reale è far capire come vi siano mille modi in cui, senza chiedere soldi a nessuno, potremmo riavviare la macchina economica nazionale, e come ciò venga vietato da normative che si pongono al di sopra della sovranità nazionale.

Poi, vabbé, possiamo legittimamente dubitare che porre seriamente tale questione sia nell’interesse della Lega o in generale di questo governo. Ma non bisogna confondere questa realistica valutazione politica, con la questione delle soluzioni tecniche da proporre e contrattare, soluzioni che, come i minibot, sono sostenibili e sensate, e che cionondimeno saranno tutte respinte. Ma deve essere chiaro che qui il problema non è tecnico, ma politico, e trattarlo come errore tecnico è pensare che possano esistere furbate tecniche che non implichino lo scontro politico. Cioè illudersi.

 

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Filippo Klement

Classe 1990, ha studiato giurisprudenza, a latere un vasto interesse per la storia contemporanea e la politica.

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