Il copione è sempre lo stesso. 52 migranti provenienti dalla Libia stazionavano su un gommone di fortuna a circa 47 miglia da Zawiya, località situata a pochi chilometri a ovest rispetto a Tripoli.
abbia assunto in maniera formale il controllo e la responsabilità dell’azione di soccorso, è intervenuta l’ONG tedesca Sea Watch. Questi ultimi sarebbero infatti riusciti a raggiungere il gommone prima dei libici solo grazie alla segnalazione del misterioso aereo Colibri. Si tratta in realtà di un mezzo privato, guidato con buona probabilità da cittadini francesi. Sul perché una coppia di eccentrici francesi sorvoli il Mediterraneo segnalando alle ONG la presenza di migranti, ancora non sappiamo rispondere.
ha dunque intercettato il gommone alla deriva e ha caricato l’intero gruppo di migranti, affrettandosi poi a comunicare il successo dell’operazione via Twitter:
La cosiddetta guardia costiera libica successivamente comunicava di aver assunto il coordinamento del caso. Giunti sulla scena, priva di alcun assetto di soccorso, abbiamo proceduto al salvataggio come il diritto internazionale impone. I naufraghi sono ora a bordo della Sea Watch
Da notare l’arroganza con cui la Sea Watch irride l’autorità libica che, occcorre ricordare, si trova impegnata su un complicatissimo fronte di guerra. Alla notizia del salvataggio fa immediatamente seguito la reazione del Ministro degli Interni Matteo Salvini che condanna l’azione della ONG come pirateria:
Non rispettando le indicazioni della Guardia costiera libica, è l’ennesimo atto di pirateria di un’organizzazione fuori legge. Non finiranno in Italia anche perché ora nel decreto sicurezza bis che abbiamo approvato ieri c’è una norma che prevede la confisca dei mezzi pirati che non rispetta leggi e indicazioni. A parte che son due tre volte che l’hanno fermata e l’hanno rilasciata, chiedete in Procura perché… Io non faccio il procuratore
Salvini rivendica dunque l’introduzione del decreto sicurezza bis come argine al possibile tentativo della Sea Watch di dirigersi verso l’Italia.
e per la sicurezza dei suoi passeggeri sarebbe quella di voltare la prua verso il vicinissimo porto tunisino di Zarzis, situato a poche miglia nautiche dal luogo del salvataggio. La Tunisia è a tutti gli effetti un porto sicuro per l’approdo dei migranti. Qualora invece la Sea Watch decidesse di puntare verso l’Europa, e l’Italia, a quel punto potrebbe mettere apertamente a rischio l’incolumità dei suoi passeggeri, costretti così ad affrontare un lungo e dispendioso viaggio in mare aperto.
Se l’azione della Sea Watch fosse davvero dettata dalla volontà di salvare vite umane, allora dovrebbe metterle in sicurezza nel primo porto della Tunisia, altrimenti ci costringerebbero a dare ragione ai sospetti del Ministro Salvini circa la trasparenza della loro azione.
di Redazione
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