Il dispiegamento di un sistema satellitare autonomo su scala globale garantirà alla Cina la sua indipendenza dal Global Positioning System (Gps) americano. Questa nuova infrastruttura, abbinata al 5G e all’intelligenza artificiale, consentirà alla Repubblica Popolare di potenziare le attività economiche e militari sia in patria che all’estero. Pechino, con tutta probabilità, sarà quindi in grado di estendere ulteriormente la propria sfera di influenza lungo la Belt and Road Initiative.
Secondo la dottrina militare cinese, il “dominio nello spazio” è una componente fondamentale per una superpotenza dalle sconfinate ambizioni. Infatti, rappresenterebbe la capacità di raccogliere ed utilizzare informazioni, ostacolando il nemico nel fare lo stesso. Senza contare l’utilità che un sistema satellitare autonomo avrebbe per quanto riguarda il perfezionamento dell’utilizzo dei missili o di qualsivoglia armamento militare di precisione.
Come riporta la rivista di geopolitica Limes, la Cina ha le idee chiare sui prossimi passi da compiere per diventare una potenza spaziale a tutti gli effetti. Il primo dovrebbe essere quello di mettere in orbita una stazione spaziale entro il 2022. L’Italia avrebbe dovuto costruirne dei moduli, ma gli USA l’hanno dissuasa dal farlo; probabilmente perché la Stazione Spaziale Internazionale (a cui si appoggiano Usa, Ue, Canada, Giappone) nel 2024 dovrebbe cessare la sua attività dopo 26 anni nello spazio e quindi la stazione cinese sarebbe l’unica in attività.
Il secondo passo invece, sarà l’allestimento del sistema satellitare quantistico, il quale dovrebbe permettere un trasferimento di dati ultra veloce a prova d’intercettazione. Senza considerare un ulteriore importantissimo tassello: arrivare su Marte. Una missione nella quale, tuttavia, gli Usa sono decisamente avvantaggiati; il 30 luglio inizierà infatti la missione della NASA Mars 2020, con il lancio nello spazio del Rover Perseverance, che avrà la missione di verificare la presenza di condizioni abitabili sul pianeta.
Se la Cina dovesse raggiungere questi obiettivi, probabilmente colmerebbe il divario con gli Usa in ambito tecnologico-spaziale. Il cosmo diventerebbe in tal modo il quarto campo ospitante la rivalità sino-americana, oltre a terra, mare e cielo. Ciò che ci si aspetta quindi dagli Usa è una nuova ondata di progetti spaziali sulla falsa riga delle prime missioni spaziali caratteristiche della Guerra Fredda, le quali vedevano gli Stati Uniti contrapposti all’URSS, a suon di iniziative e progetti forse più suggestivi che scientificamente rilevanti. Non a caso gli Usa avrebbero deciso di tornare sulla Luna entro il 2024.
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