Con a fianco i migliori difensori dell’Islam “moderato”, Arabia Saudita in testa, sono state gettate le basi di quella che sarà la prossima tappa delle aggressioni americane a stati sovrani: Teheran. Bollato come “assassino” il Presidente Assad, ha pure fatto capire che, per la Siria, vale la opzione indicata da uno dei suoi generali: “è giunto il momento di assassinare Assad”.
Questa ultima iniziativa, che verrà rafforzata dal totale appoggio dato ad Israele per il riconoscimento di Gerusalemme capitale, avrà conseguenze nefaste e di portata storica. Anche il meno informato dei lettori conosce quale modello di “democrazia” possa esportare l’Arabia Saudita, così spesso non chiara nei rapporti con Al Qaeda e Isis. Trump appoggerà militarmente (con 135 miliardi di armamenti Usa ai sauditi) qualunque aggressione o massacro compiuto contro Teheran e gli sciiti siriani, libanesi ed yemeniti.
Nella coalizione troviamo già oggi la Norvegia, che ha inviato truppe nella Siria meridionale per sostenere gli occidentalisti contro Assad. Cosa farà Putin dell’alleato siriano? Permetterà a Trump di frantumare questa coraggiosa nazione che si oppone all’ennesima azione aggressiva guidata dagli yankees? Se lo facesse porrebbe le basi per l’attacco all’Iran e, successivamente, per quello diretto contro Mosca. E’ la “strategia del domino”.
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