Esteri

SARS: proteste in Nigeria per una polizia che tortura e uccide

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“La SARS è una nebbia putrida rimasta sospesa sul paese da molti anni”

Così Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice nigeriana, descrive la SARS – Special Anti-Robbery Squad – reparto speciale della polizia che negli ultimi anni è al centro delle proteste in Nigeria. Il corpo di polizia istituito nel 1992 come unità del Dipartimento di Intelligence e Investigazione Criminale della Nigeria ora è accusato di esecuzioni extragiudiziali, arresti immotivati e tortura. Agiscono a volto coperto, arrestano senza una base reale chiedendo in cambio molto denaro per il rilascio della vittima.

Amnesty International monitora l’operato di SARS da anni e la accusa di almeno 82 casi di tortura accertati tra il 2017 e il 2020.

I detenuti hanno subito abusi, torture e sono stati vittime di esecuzioni. L’organizzazione internazionale lancia una petizione rivolta al parlamento di Abuja nel 2017 e sostiene i primi movimenti “EndSARS”. Dallo scorso 7 ottobre le proteste si sono riaccese a seguito della diffusione di un video che testimoniava l’omicidio di un ragazzo. Il 20 ottobre le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco sui manifestanti a Lekki, in Lagos: secondo Amnesty International le vittime sarebbero state 12, mentre il governo ammette un’unica vittima.

Le proteste in Nigeria hanno ricevuto il supporto dei social media, di molti personaggi dello spettacolo e di importanti personalità politiche

L’eco delle proteste contro la SARS è uno dei temi più dibattuti su Twitter e dal mondo della musica e dello sport arrivano messaggi solidali per la situazione in cui versa lo stato nigeriano. Forse proprio grazie all’enorme risonanza avuta il presidente Muhammadu Buhari aveva dichiarato che avrebbe smantellato il corpo di polizia SARS e costituito una nuova unità. Questa volontà non ha comunque – ovviamente – convinto i manifestanti, consci che sarebbe stato un banale cambio di nome ad un organismo che avrebbe continuato a fare abuso di potere e violazione dei diritti umani.

La Nigeria è un paese con oltre 100 milioni di under 20

Sono i giovani il centro delle proteste e l’eco della loro voce si sta facendo sentire anche grazie alla loro grande capacità di utilizzo dei nuovi media. Rappresentano una generazione che vuole eradicare definitivamente il ricorso alla violenza, ancora molto diffuso nel paese. E’ una generazione che non si riconosce nelle istituzioni che la rappresentano, troppo poco dinamiche per un paese giovane ed emergente come la Nigeria che è ora che si liberi da ogni forma di abuso.

 

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Francesca Russo

Francesca, laureata in Comunicazione Interculturale, oggi studentessa al secondo anno magistrale in Area and Global Studies for International Cooperation presso l'Università degli Studi di Torino.

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